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Channel: Le intime confessioni di... Luca e Chiara
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Della follia di un incontro

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Non ricordo quando, ma ricordo esattamente che fu Chiara a prendere la decisione che dovevamo vederci.

Fu la prima volta che mi trovai ad essere “travolto” dalla irruenza, dalla determinazione di Chiara. Non che non volessi incontrarla, anzi, ma mi rendevo conto di tutte le difficoltà. La nostra situazione, la distanza, …

Mi sembrava una “follia”, ma quel genere di pazzie che mi sconvolgono e alle quali non so resistere.

A ciò se ne aggiungeva un’altra.  A differenza di quanto normalmente avviene nelle conoscenze in internet, cui è quasi immediato lo scambio di foto o la reciproca visione in cam, noi decidemmo di non fare nulla di tutto questo.  Non so quale fu il preciso motivo. Insieme decidemmo di non scambiarci alcuna foto. Forse era talmente forte l’intesa tra noi, il desiderio di incontrarci, di verificare e provare tutto ciò su cui avevamo fantasticato, che diventava quasi irrilevante l’aspetto fisico di entrambi.  Sapevamo bene che era un rischio.

Sia per me che per Chiara, come per chiunque, l’aspetto fisico ha la sua importanza.  Nella mia vita, l’interesse per una donna è sempre scaturito a seguito di un “gradimento”, secondo i miei gusti, del suo aspetto fisico. Poi certo, questo non basta, ma rappresenta una condizione necessaria.

Questa volta, e per la prima volta, sentivo dentro di me che non era necessario. Era come voler vivere una sorta di scommessa. Verificare se quanto sentivamo con le nostre “teste”, a livello meramente cerebrale, potesse trovare un naturale coronamento nell’incontro reale.  E l’aspetto paradossale era che entrambi eravamo convinti che tutto sarebbe andato bene.

Certo, entrambi avevamo descritto il nostro aspetto fisico, ma le parole e le seppur precise indicazioni contano ben poco. Chiara mi aveva inviato una sola foto dei suoi occhi. Una minuscola striscia orizzontale dalla quale spuntavano due splendidi occhi scuri. Poco, troppo poco, quasi nulla.

Devo confessarlo. Ogni mio dubbio al riguardo veniva fugato dalla determinazione, dalla decisione di Chiara. Chiara era convinta e decisa di fare realmente con me tutto quanto avevamo sognato, immaginato, desiderato in quei mesi di conoscenza virtuale.  E ciò mi sconvolgeva e, al tempo stesso, mi intrigava.

Forse sto ripetendo cose scritte a suo tempo. Non importa. Voglio e devo ripercorrere quanto vissuto. Non mi interessano ora i dettagli, le modalità, ecc… Tutto questo è ben descritto nei post dell’epoca.  Voglio riflettere, voglio capire come e quando mi sono innamorato di Chiara.

Ricordo la partenza di quel giorno di gennaio del 2011. Tanta ansia nei giorni precedenti e fino alla partenza. Poi un senso di pace e serenità durante il viaggio in aereo. Facevo semplicemente ciò che dovevo fare. Certo, avevo naturali dubbi… le piacerò?… mi piacerà?… Pensavo, male che va mi faccio un giro per Londra… Ma era come voler “mettere le mani avanti”. In cuor mio sentivo che tutto sarebbe andato bene.

L’ansia riprese all’arrivo. Lo scambio dei primi sms. Chiara era arrivata, mi aspettava, aveva bevuto del vino bianco per farsi ..”forza”, tanta era la tensione anche per lei. Appena sbarcato ero uscito per fumare una sigaretta e in quel momento la sua telefonata. Chiara era dentro e mi aspettava.  Trascinando il mio trolley e con il cellulare all’orecchio sono rientrato. Scambio di indicazioni per individuare le nostre posizioni. Sentivo il cuore scoppiare dentro di me. E poi la vedo arrivare.  Anche Chiara trascinava un trolley, la sua camminata che mi diventerà così familiare. E poi, finalmente, il suo viso.  E’ bella Chiara, lo è oggettivamente. La forma del viso graziosa, due occhi scuri, grandi e profondi, un sorriso di una bellezza disarmante. Ero senza parole. Speravo, ovviamente, di non trovarmi di fronte (e uso un eufemismo…) ad un “mostro” … e questa eventualità l’avevo pure immaginata, e, pure, avevo immaginato vari modi per “trarmi di impaccio” da una situazione del genere… ma visto che così non è stato, meglio tralasciare…

Saluti di rito, molto imbarazzo, tanti sorrisi ebeti incollati sui nostri visi… E poi il pensiero…Chiara mi piace eccome.. ma io?.. Chiara è giovane, bella, affascinante. Io ho molti più anni di lei, non sono un “modello”.. certo, non sono neppure un vecchio decrepito, sono un tipo giovanile, nello spirito e nel corpo (beh, un po’ di autostima in questi momenti mi ci vuole…), ma.. ma.. ma…  Tutti i dubbi venivano velocemente fugati.

I primi sguardi, i sorrisi, le prime parole che cominciavano a far scemare l’imbarazzo. Il mio braccio appoggiato ai suoi fianchi mentre salivamo sulle scale mobili. Poi in treno è accaduto quello che avevamo immaginato e prefigurato nel corso delle nostre lunghe conversazioni.

Il bacio, la sua bocca, le nostre lingue. E poi la mia mano tra le sue cosce che scopriva tutto il suo desiderio.  Solo in quel momento mi sono reso conto di desiderare “fisicamente” Chiara. Di volere il suo corpo, di prenderlo, di assaggiarlo, di farlo mio. Fino ad allora, avevo “conquistato” la sua testa, preso il suo cervello, occupato i suoi desideri, riempito le sue fantasie, soddisfatto le sue curiosità.  Avevo quasi pensato che ciò potesse bastarmi.  Non immaginavo neppure lontanamente quanto mi fossi sbagliato.

Ma ora avevo Chiara di fronte a me, in carne e ossa.  Quella presunta sensazione di soddisfazione raggiunta grazie ad una totale complicità cerebrale faceva spazio ad un desiderio fisico forte e incontenibile.

Durante il successivo tragitto in metropolitana eravamo seduti uno di fronte all’altro. Non parlavamo, ci guardavamo soltanto. Ma io leggevo il suo pensiero. Era speculare al mio. Chiara provava il mio identico desiderio.  Ed entrambi pensavamo alla follia di quell’incontro, alla sua assoluta unicità. In realtà sapevamo ben poco l’uno dell’altro, o meglio, ciascuno dei due avrebbe potuto inventare qualsiasi cosa (lavoro, situazione personale, ecc…) e, nonostante questo, eravamo lì,  decisi e determinati a trascorrere due giorni insieme, a dormire insieme… La complicità “virtuale” di tutti quei mesi si stava trasformando in una complicità fisica, fatta di sensi, di sguardi, di corpi.  Solo col tempo mi sarei reso conto che già da quel primo incontro io stavo bene con Chiara e la sua presenza, la sua persona mi rendeva felice.

L’uscita dalla metropolitana, il passaggio nella farmacia, la camminata a piedi fino al nostro splendido appartamento. Tutto come da copione concordato. Ma non era certo previsto (anche se era la nostra sincera speranza) che saremmo riusciti ad interpretare quella trama già concordata con la più assoluta naturalezza, e con la piena consapevolezza di ciò che stava per accadere.

E non poteva essere altrimenti. Ripensandoci ora, solo il corpo di Chiara mi era estraneo. Tutto il resto mi era ben noto e mi piaceva, e molto. E la scoperta del suo corpo era stata solo una assai piacevole sorpresa. Vivevo quei momenti come rapito da un inebriante stordimento di tutti i sensi. Credo di essere riuscito ad apparire forte e deciso in quei momenti. Ma certamente non potevo nascondere del tutto quel sottile filo di ansia che mi pervadeva. Anche Chiara appariva decisa e questo mi attirava/sconvolgeva, anche se alcuni suoi sguardi (che poi con il tempo avrei imparato a decifrare bene) tradivano tutto quel ribollire di sensazioni che certamente la attraversavano tutta.

Entravamo in quell’appartamento per fare sesso, il sesso migliore possibile. Ma non per fare l’amore.

Pensavo (pensavamo) non ci dovesse essere spazio per l’amore. Che non era quello che cercavamo e desideravamo.



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