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Channel: Le intime confessioni di... Luca e Chiara
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Della gelosia

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Alcuni giorni fa ho letto sul blog di Kamala, uno dei pochi che seguo, alcuni spunti interessanti sulla gelosia.

Avevo lasciato un breve commento in cui semplicemente scrivevo che il tema gelosia/amore, da sempre uno dei più studiati, è stato oggetto di analisi, di studi nelle più diverse discipline. E’ l’argomento che è alla base di infiniti romanzi e poesie, che ha ispirato il cinema, l’opera, le arti figurative.

Non è certo mia intenzione scrivere qui un breve saggio sull’argomento e non voglio scomodare il buon Sigmund e tutti i suoi innumerevoli discepoli.  Non ne ho le competenze né mi interessa farlo. Solo alcune riflessioni, come sempre, sulla base del mio personale vissuto.

Si passa dall’affermazione “se non c’è gelosia non c’è amore” a “la gelosia uccide l’amore”, dimenticando, spesso le infinite e varie posizioni intermedie.  Certo, non voglio neppure prendere in considerazione le forme di gelosia patologiche, quando la paura di perdere l’altro si trasforma in ossessione che sfocia in comportamenti anche aggressivi o persecutori. Ciò porta, inevitabilmente alla fine di un rapporto.

Banalmente si potrebbe dire che “un po’ di gelosia è normale, troppa è una malattia”. Però quando sia poca o troppa non è facile definirlo.

Certamente contano le influenze culturali, i retaggi, le consuetudini, le influenze religiose. Ma credo che il senso di possesso, che è alla base anche della gelosia, abbia delle componenti innate.  Chi ha avuto figli  si sarà ben reso conto di quanto sia immediata e spontanea l’affermazione… “è mio…” rivolta ad oggetti, cose, persone…

Io penso di avere un senso del possesso abbastanza radicato. Nei confronti delle “cose” che mi interessano, nei confronti delle persone che ritengo importanti,  amici cari, persone care. Non c’è nulla di “materiale” in questo. Al contrario, è il desiderio assolutamente “spirituale” di essere in contatto con oggetti cui do particolare importanza, così come essere in rapporto speciale con le persone cui tengo in modo particolare.

E penso che l’istinto di possesso sia una delle componenti che stanno alla base delle gelosia. Ve ne sono altre, ovviamente. La paura di perdere la persona amata, di essere lasciati, un senso di insicurezza personale, di inadeguatezza, debole stima di sé e/o scarsa fiducia nei confronti del proprio partner, timore del confronto con terze persone, ecc…

Non so se esistono o siano esistite società o comunità dove non esistesse la gelosia. Certamente ci saranno studi antropologici sull’argomento.  Ma non è questa la sede per approfondire questo argomento.

Delle persone che ho amato sono sempre stato geloso.  Dopo decenni di cambiamenti dei costumi, di presunte o più o meno realizzate rivoluzioni sessuali, dichiararsi, oggi, gelosi, appare a volte quasi “retrogrado”.  Anche se resto convinto che tutti coloro che dichiarano (razionalmente e a freddo) di non essere gelosi non sono per nulla immuni da tale sentimento.

Certo, a chi ha letto e seguito questo blog e la storia del mio rapporto con Chiara, può apparire strano che  io affermi di essere geloso. Eppure è così. E anche di Chiara ero e sono geloso.  Lo sono nella misura in cui voglio e desidero l’esclusività dei suoi sentimenti. Lo sono nella misura in cui non potevo (né potrei) sopportare l’idea che fosse innamorata di un altro. Lo sono nella misura in cui voglio che la nostra complicità e intesa sia unica ed esclusiva. Che la sua felicità ( e anche la mia) potesse essere raggiunta solo nell’essere insieme, solo noi.

Conosco bene le comprensibili obiezioni. Come puoi dichiarati geloso nei confronti di una persona cui hai consentito di fare sesso con altri uomini ? E anche incontrandoli da sola.

Ed è questo il punto. Chiara con gli altri uomini ha sempre fatto solo del sesso. Nessun coinvolgimento affettivo o sentimentale. Non lo avrei potuto sopportare.  E’ inutile chiedermi come possa consentire che la persona che amo possa fare sesso con altri uomini. E’ il tema di fondo cui da tempo cerco di dare una risposta. Ed era anche l’argomento del mio vecchio blog.  E non c’è una univoca risposta razionale.

Anche se devo precisare che ciò che ho vissuto con Chiara non si è mai automaticamente verificato nei miei rapporti con altre donne cui sono stato molto legato.  Ma il mio rapporto con Chiara è nato in modo del tutto particolare, come ben sa chi ci legge da tempo.

Voglia di trasgressione, di assecondare libido e desideri, aspirazione a mettersi alla prova, a superare limiti e convenzioni, piacere esibizionistico e di esibire, ricerca del sesso per il sesso in sé, curiosità per le forme più spinte di erotismo, per una sessualità anche estrema, desiderio di provare ed esperire ciò che non si conosce ma di cui si è intimamente tentati.

Si, certamente, tutte queste componenti, come tante altre, sono ben presenti.

Ma è come se io sentissi il desiderio di mettere “alla prova” il mio sentimento per Chiara e il suo per me. Come se io volessi trovare conferma dei miei sentimenti per lei. Costringere la mia “naturale” gelosia a misurarsi con situazioni “limite” in cui Chiara poteva fare sesso con altri uomini, godere lei stessa e farli godere, e, al tempo stesso, essere sempre e solo “con me”.  La gelosia, il senso del possesso, il desiderio di esclusività nei confronti della persona che ami si compie e si realizza nella forza del rapporto, basato su una totale complicità, intesa, fiducia.  Tanto è forte che può resistere  ad ogni esperienza trasgressiva, oggetto di desiderio,anche come sfida a se stessi. E si può cercare di vivere l’eros nel modo più “libero”.

Se avessi una amica, come si dice oggi una “tromba mica”, con cui mi diverto a fare del buon sesso libero e giocoso, non mi importerebbe nulla di fare giochi “trasgressivi”. Si, potrei farli, ma mi lascerebbero indifferenti. Potrei volerla vedere scopare con altri uomini, fare dello scambismo, ecc… ma non mi darebbe alcuna particolare sensazione. Sarebbero meri giochi a sfondo sessuale. Più o meno piacevoli quanto si vuole, ma nulla di più.

Con Chiara, con la persona che ami è tutto diverso, totalmente. Si vive e si prova un coinvolgimento totale, sconvolgente. Le più forti e devastanti sensazioni.

Di tutto questo me ne resi conto quando ci fu l’incontro di Chiara con R., il suo collega di lavoro.  Dopo il nostro primo incontro a Londra, io e Chiara riuscimmo a vederci un’altra volta per trascorrere due giornate insieme, a distanza di pochi giorni, l’una dall’altra. Il tempo per il sesso, tanto sesso. Troppo il desiderio di approfondire la conoscenza dei nostri corpi, troppa la voglia di mettere in pratica desideri e fantasie a lungo reciprocamente confessate nelle interminabili telefonate, mail, conversazioni via chat.

E Chiara aveva fretta di provare, di sperimentare. E l’incontro con R. rappresentava, oltre che altre molte cose, anche l’occasione di comprendere cosa significasse Chiara per me. Mi resi conto di seguire, fin dall’inizio, il suo “gioco di seduzione” con R. con un crescendo di ansia e di angoscia. Non solo la curiosità, l’eccitazione per ciò che stava facendo, ma molto di più Qualcosa di profondo che mi scuoteva intensamente.  Ricordo benissimo quei giorni. Chiara mi raccontava tutto. Quando si vedevano, le loro chiacchierate, il gioco degli sguardi, gli sms che si scambiavano.  Cresceva la sua curiosità, il suo entusiasmo per un “gioco” nuovo, la sua libertà di poterlo condividere e pianificarlo con me. E al tempo stesso crescevano le mie paure, i miei dubbi, la mia ansia.  Cominciavo a rendermi conto che non era più meramente un “gioco sessuale” e che Chiara non era semplicemente una bella ragazza con cui potermi divertire. Vivevo il crescendo di quell’avventura con R. con un dolore e un tormento che aumentava sempre di più. Ero scosso dalla gelosia e, al tempo stesso, non volevo fare nulla per fermarla. Perché tanto soffrivo ma altrettanto mi eccitavo.  Non c’era alcun “tradimento” inteso nel senso classico. Condividevamo tutto. E per la prima volta ci rendevamo conto di quanto fosse forte la nostra complicità. E,a quel punto, dovevamo metterla alla prova. Dovevamo verificare quanto fosse forte la nostra intesa, il nostro desiderio di avventurarci in un percorso rischioso, dai confini incerti e non definiti, ma torbidamente intrigante.

Ma ancora non ero arrivato a comprendere fino in fondo cosa provassi per Chiara. O almeno, non volevo riconoscerlo a me stesso. Nemmeno quando Chiara mi raccontò, per filo e per segno, i loro primi baci dopo aver preso un drink in un bar. I loro primi abbracci, con i corpi avvinghiati e le mani che si muovevano dappertutto. Me ne resi conto definitivamente la sera in cui Chiara andò a casa di R.   All’eccitazione, alla tensione dei giorni precedenti, si sostituì un dolore infinito. Penso di aver trascorso una delle notti più terribili della mia vita. Con mille pensieri contrastanti dentro di me. E la sensazione di non riuscire a sopportare tutto quel dolore. Solo quando il giorno dopo, ricordo che era una domenica pomeriggio, riuscii a parlare con Chiara, tutto mi fu evidente. Sentire la sua voce, confessarci tutto quello che avevamo provato e quello che sentivamo dentro di noi e ciascuno nei confronti dell’altro, mi fece comprendere che ero ormai innamorato di Chiara. 

L’unica cosa che ancora non sapevo è che mi sarei… follemente innamorato di lei.



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