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Channel: Le intime confessioni di... Luca e Chiara
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2012 in review

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The WordPress.com stats helper monkeys prepared a 2012 annual report for this blog.

Here’s an excerpt:

About 55,000 tourists visit Liechtenstein every year. This blog was viewed about 170,000 times in 2012. If it were Liechtenstein, it would take about 3 years for that many people to see it. Your blog had more visits than a small country in Europe!

Click here to see the complete report.



P.S.

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Preferirei, davvero, che nessuno inviasse alcun altro commento.
Nè io nè Chiara scriveremo più alcun post.
Sto anche pensando, e Chiara lo sa, di cancellare tutto il diario. Devo decidere se farlo e, anche, capire come si fa.
Se qualcuno vuole scrivermi, per qualsiasi motivo, può contattarmi a questo indizizzo: gio23456@hotmail.it


penso e ripenso…

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Di una cosa sono certo.  Che Chiara non scriverà più su questo blog.  So che lo legge, fino ad ora. Non so se continuerà a farlo.

Sono giornate difficili per me. Di dolore, di ansia, di angoscia profonda. Grande confusione nella mia testa. Assoluto senso di vuoto. Devo ricominciare, anche dalle piccole cose.

Pensavo di chiudere anche il blog. Per qualche attimo ho pensato anche di cancellare qualsiasi “traccia” di Chiara.  Anche foto (ormai centinaia), i video. Cancellare tutte le mail (migliaia…).

Ci ho pensato e ripensato. Non farò nulla di tutto questo. Almeno non ora.

Voglio vedere se riesco continuare a scrivere questo mio personale diario.

Avviso subito i lettori interessati alle esperienze “trasgressive” mie e di Chiara. Non ce ne saranno più.  Possono quindi evitare di tornare qui.

Tra l’altro, gli accessi e le visite, in questi mesi, erano cresciute in modo esponenziale.

Se questo diario continuerà, scenderà ( e forse è meglio) a frequentazioni limitate.

Diverse persone mi hanno scritto, inviandomi mail con parole di sincero conforto.

Non annullano il dolore, ma confesso che aiutano. A riflettere, a pensare.

Le parole possono diventare una mano calda che ti accarezza il cuore, un sorriso che ti rincuora, un abbraccio che ti conforta.

Un lettore mi ha scritto esortandomi a vivere fino in fondo questo dolore, ad assaporarlo, per trarne fonte di ulteriore conoscenza di me. Una lettrice mi ha invitato a continuare a scrivere, con parole toccanti e sincere.

Forse si, voglio bermelo tutto questo dolore.

Continuare a scrivere come personale terapia di uscita da questa mia situazione di lacerante difficoltà.  Non so se servirà a qualcosa.  Di certo, almeno, non mi costerà nulla !!!

Lo stesso lettore, sopra citato, mi ha chiesto, formulando una sua prudenziale ipotesi, se la rottura del nostro rapporto non fosse dovuta ad un eccesso di giochi “trasgressivi”, e ciò con particolare riferimento ai giochi “a distanza”.

Purtroppo non è così. E sottolineo il “purtroppo”. Se fosse così, i problemi sarebbero facilmente risolvibili. La componente erotico-sessuale nel mio rapporto con Chiara ha certo avuto un peso ed una rilevanza molto importante. Ma i problemi non sono nati lì.

Tutto ciò che abbiamo esperito nel campo sessuale (sia le esperienze più riuscite, sia le meno) non ci ha mai allontanato. Non ha mai costituito un vero problema tra noi, anzi.

Il sesso e le esperienze vissute contano, eccome. E di questo tornerò a scrivere.

Ma ora mi preme altro.  Capire, ricostruire, come e quando mi sono reso conto di essere innamorato di Chiara. Sembra una domanda banale, ma non lo è. Per me, ovviamente.

E che io sia stato (e ancora lo sono fortemente..) innamorato di Chiara, è una delle poche cose certe che ho ben chiare in questo momento di totale confusione della mia vita.

Banale il riscontro.  Non potrei stare così male al pensiero di perdere una semplice compagna di “giochi sessuali”.  Ciò che ora mi manca di Chiara è…. Chiara !

Non mi mancano la sua bocca, il suo corpo, le sue mani, la sua incontenibile voglia di piacere, di darlo e riceverlo, la sua forza passionale.  Certo, se ci penso avverto il dolore di non poter più vivere certe sensazioni con lei.

Ma ciò che più mi manca ora ed è ciò che mi devasta…. È Chiara, la persona che ho conosciuto e che ho imparato ad amare, sempre di più.

Mi devasta il pensiero di non essere più nella sua vita e di  non avere lei nella mia.

Mi distrugge l’idea di non averla e sentirla accanto a me.

Mi sconvolge il pensiero di non rivedere i suoi occhi….

Ecco, è da qui che devo ricominciare a scrivere.

Da come il nostro rapporto, nato da desideri, fantasie, curiosità quasi esclusivamente di carattere sessuale, abbia potuto trasformarsi in una semplice, umanissima ma splendidamente intensa storia d’amore.

La mia storia d’amore con Chiara.

Ecco, ripartirò da lì.


sperando che non diventi un …. funerale…

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Sto scherzando, ovviamente.

Il fatto è che ho tanta voglia di sorridere, di stare bene… mi basterebbe trovare e provare solo un poco di serenità.

Devo confessare che non mi aspettavo tanti commenti di conforto. Tante riflessioni intelligenti e acute. Tanta sincerità. Anche in chi mi ha scritto privatamente.

Mi attendevo  (non tutti, ovviamente) commenti aspri e sarcastici. Anche offese. Del tipo…”te la sei cercata.. cosa pretendevi… non era certo amore… ecc…”.

Invece mi ritrovo a ringraziarvi per ciò che mi avete scritto.  Il dolore e l’angoscia restano, ma i vostri commenti mi aiutano, comunque. A riflettere, a pensare, anche a sentirmi meno solo.

Io e Chiara ci stiamo sentendo. Ci scriviamo. Tutto così difficile e non posso né riesco a parlarne qui. Faccio già fatica a scrivere mentre le lacrime solcano le mie guance.

Posso almeno parlarne con un mio caro amico, al corrente di tutta la situazione e che ha ben conosciuto Chiara. Utile e caldo conforto.

Rivedo le foto di Chiara, i nostri video. Rileggo le prima pagine di questo diario.  Ci sono anche le tante infinite mail che ci siamo inviati, ma  quelle non riesco a rileggerle. Non ora.

So di farmi male così facendo, ma è più forte di me.  E’ come se volessi che Chiara non uscisse da me. E’ folle, lo so. Ma io credo di essere un po’ un folle amante.

Tutto il nostro rapporto è nato in modo folle, irrazionale, imprevedibile.  E pretendere ora una lucida razionalità è assurdo. Arriverà anche quella, ma tutto a suo tempo.

Basta pensare a come ci siamo conosciuti.  Chiara che casualmente arriva la mio (vecchio) blog. Lo legge, lo divora. Non ne è sconvolta. E’ incuriosita, intrigata. Vuole leggere tutto, capire.  Si eccita anche, leggendolo. Ciò che legge scuote dentro di lei qualcosa che era stato rimosso, ma che era rimasto latente.

L’invio da parte sua di una mail “disperata”… (anzi, non era una mail, allora su splinder si potevano inviare messaggi privati). Una dichiarazione di insoddisfazione, ma solo uno sfogo da parte sua. Nulla di più.  Un breve scambio di messaggi. Poi più nulla. Ben un anno dopo Chiara mi scrive nuovamente. Poche righe piene di malessere, di frustrazione.  Io che casualmente (caso o necessità ?…) ritorno a leggere il vecchio blog, da tempo chiuso.   Le rispondo. Cerco solo di capire cosa sta vivendo. E da quel momento, dalla sua risposta dopo alcuni giorni ha avuto inizio questa nostra straordinaria storia.

Non voglio ripetere ciò che è stato scritto e narrato dall’inizio del blog.  Sto ripercorrendo dentro di me tutto questo, perché credo possa servirmi.  

E da allora, nel volgere di poco tempo, abbiamo intensificato il nostro rapporto. Il passaggio su messenger, le mail, le telefonate ….  Ricordo l’emozione della nostra prima chattata in messenger,  protrattasi fino a tarda notte.   Voglia di conoscersi, di parlarsi, di raccontarsi… e quel filo sottile di desiderio che si ingrossava sempre di più. L’irruenza, la determinazione, la curiosità di Chiara (alcune delle sue caratteristiche che più amo) si alternavano al bisogno di dolcezza e di tenerezza. Di comprensione (altri aspetti che ho sempre adorato in lei). E tante contraddizioni del suo essere.  Credo di essere stato attratto fin dall’inizio da Chiara proprio dalla complessità del suo essere.  Chiara non è una persona facilmente decifrabile. E non è solo questione di volubilità del carattere.  E’ una persona complessa, articolata. Come se potesse esprimere personalità multiple. A volte in accordo tra loro, altre volte in contrasto. E questo è ciò che la rende estremamente affascinante.  Almeno per me.  Certo a volte non è facile stare con lei. Ti sorprende, ti scuote, ti stimola. La sua energia ti avvolge. Ma può anche “spaventarti”, preoccuparti.  Ho spesso ripetuto a Chiara che stare con lei, vivere i suoi “alti” e “bassi” era come correre sulle montagne russe…

E ne sorridevamo.  E’ per questo che con lei è possibile raggiungere vette altissime e piombare vorticosamente a terra.

Il suo carattere forte e determinato si alterna la suo desiderio di essere guidata, accudita, come una bambina. Sa essere una donna decisa e sicura di sé e, al tempo stesso, rivelare un profondo bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei.  Sa esprimere una volontà dominante e, nello stesso tempo, desiderare di essere dominata, quasi sottomessa. Ma tutto questo non viene vissuto con la tensione di personalità “schizofreniche”… ma come la ricerca di capire la propria più intima natura.

Proprio poco fa ne parlavo al telefono con Chiara. E mi diceva che più si sforzava di capire se stessa e più si ritrovava a non capire dove stesse o volesse andare.

Fin dalle prime chattate in messenger mi sono reso conto di trovarmi di fronte ad una persona speciale. Mi rendevo conto che desideravo approfondire tutto di lei. Non vedevo l’ora di ritrovarla in chat o di leggere una sua mail. Non avevo, all’epoca, alcun secondo fine.  Troppo problematiche le nostre situazioni personali, e poi la distanza che ci separava.  Ero convinto che sarebbe stata una conoscenza “virtuale”. Ma al tempo stesso, non riuscivo a smettere. Stavo bene con lei.  Anche perché nelle nostre chiacchierate al pc, quasi fin dall’inizio, si instaurò un legame anche sotto il profilo “erotico-sensuale”. Era abbastanza naturale che parlassimo tra noi di questioni “sessuali”, visto le modalità con cui ci eravamo conosciuti.

Meno prevedibile era che provassimo fin da quasi subito, tra noi, una certa “attrazione”. Ma sappiamo tutti quali possono essere le dinamiche delle comunicazioni “virtuali”, l’assenza dei filtri della realtà, ecc…

Riuscivamo a godere di noi. C’era gioco, coinvolgimento, complicità. Ma non c’era nulla che potesse assomigliare a qualsiasi forma di amore.

E ricordo la tensione e l’ansia della nostra prima telefonata. La ricordo quasi fosse ora. Il tono della sua voce, l’inflessione. E soprattutto sentirla sorridere… Era solo l’inizio di una serie infinita di telefonate.

Ma pensavo ancora, dopo le prime telefonate, che il nostro rapporto sarebbe rimasto a livello “virtuale”.

Non facevo i conti con Chiara. Con il suo carattere, con la sua determinazione, con la sua irruenza….


Della follia di un incontro

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Non ricordo quando, ma ricordo esattamente che fu Chiara a prendere la decisione che dovevamo vederci.

Fu la prima volta che mi trovai ad essere “travolto” dalla irruenza, dalla determinazione di Chiara. Non che non volessi incontrarla, anzi, ma mi rendevo conto di tutte le difficoltà. La nostra situazione, la distanza, …

Mi sembrava una “follia”, ma quel genere di pazzie che mi sconvolgono e alle quali non so resistere.

A ciò se ne aggiungeva un’altra.  A differenza di quanto normalmente avviene nelle conoscenze in internet, cui è quasi immediato lo scambio di foto o la reciproca visione in cam, noi decidemmo di non fare nulla di tutto questo.  Non so quale fu il preciso motivo. Insieme decidemmo di non scambiarci alcuna foto. Forse era talmente forte l’intesa tra noi, il desiderio di incontrarci, di verificare e provare tutto ciò su cui avevamo fantasticato, che diventava quasi irrilevante l’aspetto fisico di entrambi.  Sapevamo bene che era un rischio.

Sia per me che per Chiara, come per chiunque, l’aspetto fisico ha la sua importanza.  Nella mia vita, l’interesse per una donna è sempre scaturito a seguito di un “gradimento”, secondo i miei gusti, del suo aspetto fisico. Poi certo, questo non basta, ma rappresenta una condizione necessaria.

Questa volta, e per la prima volta, sentivo dentro di me che non era necessario. Era come voler vivere una sorta di scommessa. Verificare se quanto sentivamo con le nostre “teste”, a livello meramente cerebrale, potesse trovare un naturale coronamento nell’incontro reale.  E l’aspetto paradossale era che entrambi eravamo convinti che tutto sarebbe andato bene.

Certo, entrambi avevamo descritto il nostro aspetto fisico, ma le parole e le seppur precise indicazioni contano ben poco. Chiara mi aveva inviato una sola foto dei suoi occhi. Una minuscola striscia orizzontale dalla quale spuntavano due splendidi occhi scuri. Poco, troppo poco, quasi nulla.

Devo confessarlo. Ogni mio dubbio al riguardo veniva fugato dalla determinazione, dalla decisione di Chiara. Chiara era convinta e decisa di fare realmente con me tutto quanto avevamo sognato, immaginato, desiderato in quei mesi di conoscenza virtuale.  E ciò mi sconvolgeva e, al tempo stesso, mi intrigava.

Forse sto ripetendo cose scritte a suo tempo. Non importa. Voglio e devo ripercorrere quanto vissuto. Non mi interessano ora i dettagli, le modalità, ecc… Tutto questo è ben descritto nei post dell’epoca.  Voglio riflettere, voglio capire come e quando mi sono innamorato di Chiara.

Ricordo la partenza di quel giorno di gennaio del 2011. Tanta ansia nei giorni precedenti e fino alla partenza. Poi un senso di pace e serenità durante il viaggio in aereo. Facevo semplicemente ciò che dovevo fare. Certo, avevo naturali dubbi… le piacerò?… mi piacerà?… Pensavo, male che va mi faccio un giro per Londra… Ma era come voler “mettere le mani avanti”. In cuor mio sentivo che tutto sarebbe andato bene.

L’ansia riprese all’arrivo. Lo scambio dei primi sms. Chiara era arrivata, mi aspettava, aveva bevuto del vino bianco per farsi ..”forza”, tanta era la tensione anche per lei. Appena sbarcato ero uscito per fumare una sigaretta e in quel momento la sua telefonata. Chiara era dentro e mi aspettava.  Trascinando il mio trolley e con il cellulare all’orecchio sono rientrato. Scambio di indicazioni per individuare le nostre posizioni. Sentivo il cuore scoppiare dentro di me. E poi la vedo arrivare.  Anche Chiara trascinava un trolley, la sua camminata che mi diventerà così familiare. E poi, finalmente, il suo viso.  E’ bella Chiara, lo è oggettivamente. La forma del viso graziosa, due occhi scuri, grandi e profondi, un sorriso di una bellezza disarmante. Ero senza parole. Speravo, ovviamente, di non trovarmi di fronte (e uso un eufemismo…) ad un “mostro” … e questa eventualità l’avevo pure immaginata, e, pure, avevo immaginato vari modi per “trarmi di impaccio” da una situazione del genere… ma visto che così non è stato, meglio tralasciare…

Saluti di rito, molto imbarazzo, tanti sorrisi ebeti incollati sui nostri visi… E poi il pensiero…Chiara mi piace eccome.. ma io?.. Chiara è giovane, bella, affascinante. Io ho molti più anni di lei, non sono un “modello”.. certo, non sono neppure un vecchio decrepito, sono un tipo giovanile, nello spirito e nel corpo (beh, un po’ di autostima in questi momenti mi ci vuole…), ma.. ma.. ma…  Tutti i dubbi venivano velocemente fugati.

I primi sguardi, i sorrisi, le prime parole che cominciavano a far scemare l’imbarazzo. Il mio braccio appoggiato ai suoi fianchi mentre salivamo sulle scale mobili. Poi in treno è accaduto quello che avevamo immaginato e prefigurato nel corso delle nostre lunghe conversazioni.

Il bacio, la sua bocca, le nostre lingue. E poi la mia mano tra le sue cosce che scopriva tutto il suo desiderio.  Solo in quel momento mi sono reso conto di desiderare “fisicamente” Chiara. Di volere il suo corpo, di prenderlo, di assaggiarlo, di farlo mio. Fino ad allora, avevo “conquistato” la sua testa, preso il suo cervello, occupato i suoi desideri, riempito le sue fantasie, soddisfatto le sue curiosità.  Avevo quasi pensato che ciò potesse bastarmi.  Non immaginavo neppure lontanamente quanto mi fossi sbagliato.

Ma ora avevo Chiara di fronte a me, in carne e ossa.  Quella presunta sensazione di soddisfazione raggiunta grazie ad una totale complicità cerebrale faceva spazio ad un desiderio fisico forte e incontenibile.

Durante il successivo tragitto in metropolitana eravamo seduti uno di fronte all’altro. Non parlavamo, ci guardavamo soltanto. Ma io leggevo il suo pensiero. Era speculare al mio. Chiara provava il mio identico desiderio.  Ed entrambi pensavamo alla follia di quell’incontro, alla sua assoluta unicità. In realtà sapevamo ben poco l’uno dell’altro, o meglio, ciascuno dei due avrebbe potuto inventare qualsiasi cosa (lavoro, situazione personale, ecc…) e, nonostante questo, eravamo lì,  decisi e determinati a trascorrere due giorni insieme, a dormire insieme… La complicità “virtuale” di tutti quei mesi si stava trasformando in una complicità fisica, fatta di sensi, di sguardi, di corpi.  Solo col tempo mi sarei reso conto che già da quel primo incontro io stavo bene con Chiara e la sua presenza, la sua persona mi rendeva felice.

L’uscita dalla metropolitana, il passaggio nella farmacia, la camminata a piedi fino al nostro splendido appartamento. Tutto come da copione concordato. Ma non era certo previsto (anche se era la nostra sincera speranza) che saremmo riusciti ad interpretare quella trama già concordata con la più assoluta naturalezza, e con la piena consapevolezza di ciò che stava per accadere.

E non poteva essere altrimenti. Ripensandoci ora, solo il corpo di Chiara mi era estraneo. Tutto il resto mi era ben noto e mi piaceva, e molto. E la scoperta del suo corpo era stata solo una assai piacevole sorpresa. Vivevo quei momenti come rapito da un inebriante stordimento di tutti i sensi. Credo di essere riuscito ad apparire forte e deciso in quei momenti. Ma certamente non potevo nascondere del tutto quel sottile filo di ansia che mi pervadeva. Anche Chiara appariva decisa e questo mi attirava/sconvolgeva, anche se alcuni suoi sguardi (che poi con il tempo avrei imparato a decifrare bene) tradivano tutto quel ribollire di sensazioni che certamente la attraversavano tutta.

Entravamo in quell’appartamento per fare sesso, il sesso migliore possibile. Ma non per fare l’amore.

Pensavo (pensavamo) non ci dovesse essere spazio per l’amore. Che non era quello che cercavamo e desideravamo.


Della magia di un incontro

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Ripensando al nostro primo incontro è strano come alcune cose siano fisse e lucide nella mia mente e tante altre appaiano confuse. Ma in realtà non c’è nulla di strano in questo. La nostra memoria procede in questo modo. Abbiamo a volte ricordi chiarissimi di fatti avvenuti in tempi lontanissimi e, nello stesso tempo, dimentichiamo fatti ed eventi assai più vicini nel tempo.

Per esempio, ho ricordi vividissimi di tutto il tragitto da noi compiuto dall’incontro in aeroporto fino all’arrivo nell’appartamento.  E’ come se riuscissi a rivedere anche le strade che abbiamo percorso a piedi. E il nostro ingresso nella casa. I primi abbracci, i baci.

E’ scolpita nella mia mente la nostra prima cena, in un modesto ristorante portoghese. I nostri dialoghi, i discorsi fatti. La prima volta che potevamo parlare di tutto guardandoci negli occhi.

E poi il passaggio in un negozietto per comprare alcuni dolcetti e una bottiglia di vino bianco.

Del sesso tra noi ho ricordi a sprazzi. Ne abbiamo fatto molto. In continuazione e senza sosta.

Alcune immagini emergono come fotogrammi stampati di un film.

Rivedo Chiara appena entrati nella camera da letto. Sdraiata, quasi nuda. Io le sfilo il perizoma e le allargo le gambe. La osservo. Completamente nuda davanti a me. E poi mi chino per baciarla lì, in mezzo alle gambe.  Ricordo la stupenda sensazione di accarezzare la sua pelle morbida, vellutata. Soprattutto la schiena. E rivedo la mia mano accarezzare ripetutamente, con dolcezza mista a forza, la sua schiena, muovendosi tra le scapole e scendendo lungo tutto il corpo.

Ricordo il nostro saluto e la decisione di Chiara di restare nell’appartamento, senza accompagnarmi fino alla stazione.

Camminavo per quelle strade di un quartiere che non conoscevo ma che mi era diventato familiare in quelle poche ore e pensavo che forse non avrei più rivisto Chiara.

Che quella follia non fosse in alcun modo ripetibile.

In aereo mi sentivo sereno, leggero.

La consapevolezza di aver vissuto un incontro magico si alternava alla lucida considerazione di tutte le oggettive difficoltà nel voler dar seguito a quel rapporto.

Ma oltre a questo, c’era qualcosa di più.

Non sapevo quali fossero le sensazioni vissute da Chiara.

Si, certamente eravamo stati bene. Ero sicuro di essere piaciuto a Chiara come persona. Nel senso che so di essere una persona gradevole, con cui si può parlare e discutere di qualsiasi cosa. Credo di avere un buon senso dell’ironia e di essere di buona compagnia. Alt. Qui mi fermo. Proprio qualche giorno fa Chiara mi ha detto che ho un elevato tasso di ..autostima…

Ma le ero piaciuto fisicamente? Le sue aspettative erano state soddisfatte o si attendava qualcosa di più? Era stata fino in fondo con me perché ciò rappresentava un “disegno ormai prestabilito” o aveva vissuto tutto con autentico piacere? Considerava quell’esperienza una autentica follia non ripetibile o voleva/desiderava altro?

Queste e mille altre domande affollavano la mia mente.

Ma mi sentivo sereno. Io ero stato solo e semplicemente me stesso.

Quindi non avevo nulla da rimproverarmi.

In un certo senso, il problema non era mio.

Se fossi piaciuto o meno a Chiara era una questione che, in quel momento, riguardava solo lei.

Per me la questione era già risolta. Chiara mi piaceva. Già apprezzavo la sua “testa” e ora potevo esprimere il medesimo positivo giudizio per il suo “corpo”. Non conoscevo ancora il suo “cuore”.

Ma al di là di questo, la considerazione che più mi colpì in quei giorni immediatamente successivi al nostro incontro, era rappresentata dalla consapevolezza di essere stato totalmente e naturalmente me stesso. Non avevo finto di essere altro di quello che sono ed ero.

E questa fu una sorpresa per me, ma credo soprattutto per Chiara.

Non è facile, a parole, spiegare queste sensazioni.

Per mesi, io e Chiara, nel nostro rapporto fino a quel momento “virtuale” avevamo cercato, ovviamente, di “conoscerci” meglio. Ma le nostre vite reali erano sempre rimaste sullo sfondo. Certo, parlavamo di noi, delle nostre vite, di lavoro, famiglie, amici…. Ma ciò che più ci attirava e ci coinvolgeva atteneva quasi esclusivamente alla sfera erotico-sessuale. C’era la incontenibile curiosità di Chiara per tutto ciò che riguardava il sesso, il desiderio forte di vivere esperienze nuove, intense, travolgenti. Di vivere sensazioni non ancora provate. Qualcosa che era rimasto sopito dentro di lei, qualcosa che si era affacciato in un momento lontano della sua vita e che si era bruscamente interrotto. Poi la sua vita ordinaria, gli impegni, le responsabilità, avevano avuto il sopravvento.

Ecco, io rappresentavo per Chiara il richiamo a quella dimensione dei sensi che aveva bisogno di essere risvegliata. Per questo, le nostre conversazioni, al telefono, via mail o in chat, spesso ruotavano intorno alla sfera sessuale. Esprimevamo liberamente tutte le nostre fantasie sessuali, ogni desiderio veniva manifestato senza limiti. Non era solo un “gioco” avente la finalità di provocare una reciproca eccitazione (che peraltro puntualmente si verificava) ma rappresentava qualcosa di più profondo.

Era l’esigenza di cercare di capire noi stessi, i nostri più reconditi desideri. E anche di comprendere quali limiti avevamo e quanto e come eravamo in grado di superarli. E Chiara mostrava un desiderio incontenibile di “essere all’altezza”, di riuscire a lasciarsi andare senza limiti.

Certo, avevano un peso le reciproche insoddisfazioni, sul piano sessuale, delle nostre vite personali. Ma il nostro “percorso” voleva essere autenticamente originale e unico.

E in questo nostro continuo confronto ciascuno dei due spingeva l’altro. Allora, non mi era ancora ben chiaro il desidero, più volte manifestato di Chiara, di voler essere la “più brava”, “la migliore”.

Lo avrei capito in seguito.

Non si trattava, ovviamente, di mere performance sessuali. Ma del desiderio del desiderio, del coinvolgimento cerebrale totale e senza limiti, della capacità di essere in grado di superare ogni barriera, ogni limite comunemente considerato.

Prenderci e devastarci completamente la testa. Questo ci interessava e desideravamo.

Ed era inevitabile tentare di vivere in noi, e nel nostro nascente rapporto, ruoli che ancora dovevano trovare una definizione. Tanto Chiara aveva (e ha) un carattere forte e determinato e tanto desiderava essere dominata e sottomessa. Tanto Chiara voleva essere da me guidata e diretta e tanto, nello stesso tempo, proponeva, spingeva, stimolava.

In quel nostro primo incontro, quei due giorni trascorsi a Londra, non avevamo fatto quasi nulla di tutto ciò che avevamo per mesi immaginato e fantasticato.

Sono ben consapevole delle comprensibili motivazioni. Di fatto eravamo due persone che si incontravano per la prima volta, totalmente sconosciuti, l’uno dall’altro, da un punto di vista “fisico”. Mancava la “confidenza” dei corpi.

E, comunque, i miei timori/perplessità nascevano proprio da questo.

Chiara aveva desiderato/sognato/fantasticato un certo tipo di incontro.

E forse non ero stato “all’altezza” delle sue aspettative. Ma, nello stesso tempo, mi chiedevo… perché ero stato così, perché mi ero comportato in quel modo ?

Rispondeva il mio cuore, non la mia testa. Ero stato me stesso.

Ma non me ne rendevo conto, allora.

Tutti i dubbi e le perplessità (che forse solo ora razionalizzo, stante il tempo trascorso) furono fugati nel volgere di pochi giorni.

Quel folle incontro non sarebbe stato un episodio unico.  Chiara non solo voleva rivedermi, ma aveva già pianificato, con il suo unico e incontenibile entusiasmo, altri incontri per i mesi successivi. Inventandosi di tutto e di più.

E in quei giorni, dopo un certo “disorientamento” iniziale, parlammo molto del nostro primo incontro.

Ma non penso di aver detto a Chiara tutto ciò che avevo provato.  Forse anche perché non mi era totalmente chiaro.

Certamente avevo voglia di rivederla. Di fare nuovamente sesso con lei. Il suo corpo era magicamente accogliente e disponibile. La sua “testa” mi intrigava.

Al suo cuore, e al mio, ancora non pensavo.

 


Della gelosia

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Alcuni giorni fa ho letto sul blog di Kamala, uno dei pochi che seguo, alcuni spunti interessanti sulla gelosia.

Avevo lasciato un breve commento in cui semplicemente scrivevo che il tema gelosia/amore, da sempre uno dei più studiati, è stato oggetto di analisi, di studi nelle più diverse discipline. E’ l’argomento che è alla base di infiniti romanzi e poesie, che ha ispirato il cinema, l’opera, le arti figurative.

Non è certo mia intenzione scrivere qui un breve saggio sull’argomento e non voglio scomodare il buon Sigmund e tutti i suoi innumerevoli discepoli.  Non ne ho le competenze né mi interessa farlo. Solo alcune riflessioni, come sempre, sulla base del mio personale vissuto.

Si passa dall’affermazione “se non c’è gelosia non c’è amore” a “la gelosia uccide l’amore”, dimenticando, spesso le infinite e varie posizioni intermedie.  Certo, non voglio neppure prendere in considerazione le forme di gelosia patologiche, quando la paura di perdere l’altro si trasforma in ossessione che sfocia in comportamenti anche aggressivi o persecutori. Ciò porta, inevitabilmente alla fine di un rapporto.

Banalmente si potrebbe dire che “un po’ di gelosia è normale, troppa è una malattia”. Però quando sia poca o troppa non è facile definirlo.

Certamente contano le influenze culturali, i retaggi, le consuetudini, le influenze religiose. Ma credo che il senso di possesso, che è alla base anche della gelosia, abbia delle componenti innate.  Chi ha avuto figli  si sarà ben reso conto di quanto sia immediata e spontanea l’affermazione… “è mio…” rivolta ad oggetti, cose, persone…

Io penso di avere un senso del possesso abbastanza radicato. Nei confronti delle “cose” che mi interessano, nei confronti delle persone che ritengo importanti,  amici cari, persone care. Non c’è nulla di “materiale” in questo. Al contrario, è il desiderio assolutamente “spirituale” di essere in contatto con oggetti cui do particolare importanza, così come essere in rapporto speciale con le persone cui tengo in modo particolare.

E penso che l’istinto di possesso sia una delle componenti che stanno alla base delle gelosia. Ve ne sono altre, ovviamente. La paura di perdere la persona amata, di essere lasciati, un senso di insicurezza personale, di inadeguatezza, debole stima di sé e/o scarsa fiducia nei confronti del proprio partner, timore del confronto con terze persone, ecc…

Non so se esistono o siano esistite società o comunità dove non esistesse la gelosia. Certamente ci saranno studi antropologici sull’argomento.  Ma non è questa la sede per approfondire questo argomento.

Delle persone che ho amato sono sempre stato geloso.  Dopo decenni di cambiamenti dei costumi, di presunte o più o meno realizzate rivoluzioni sessuali, dichiararsi, oggi, gelosi, appare a volte quasi “retrogrado”.  Anche se resto convinto che tutti coloro che dichiarano (razionalmente e a freddo) di non essere gelosi non sono per nulla immuni da tale sentimento.

Certo, a chi ha letto e seguito questo blog e la storia del mio rapporto con Chiara, può apparire strano che  io affermi di essere geloso. Eppure è così. E anche di Chiara ero e sono geloso.  Lo sono nella misura in cui voglio e desidero l’esclusività dei suoi sentimenti. Lo sono nella misura in cui non potevo (né potrei) sopportare l’idea che fosse innamorata di un altro. Lo sono nella misura in cui voglio che la nostra complicità e intesa sia unica ed esclusiva. Che la sua felicità ( e anche la mia) potesse essere raggiunta solo nell’essere insieme, solo noi.

Conosco bene le comprensibili obiezioni. Come puoi dichiarati geloso nei confronti di una persona cui hai consentito di fare sesso con altri uomini ? E anche incontrandoli da sola.

Ed è questo il punto. Chiara con gli altri uomini ha sempre fatto solo del sesso. Nessun coinvolgimento affettivo o sentimentale. Non lo avrei potuto sopportare.  E’ inutile chiedermi come possa consentire che la persona che amo possa fare sesso con altri uomini. E’ il tema di fondo cui da tempo cerco di dare una risposta. Ed era anche l’argomento del mio vecchio blog.  E non c’è una univoca risposta razionale.

Anche se devo precisare che ciò che ho vissuto con Chiara non si è mai automaticamente verificato nei miei rapporti con altre donne cui sono stato molto legato.  Ma il mio rapporto con Chiara è nato in modo del tutto particolare, come ben sa chi ci legge da tempo.

Voglia di trasgressione, di assecondare libido e desideri, aspirazione a mettersi alla prova, a superare limiti e convenzioni, piacere esibizionistico e di esibire, ricerca del sesso per il sesso in sé, curiosità per le forme più spinte di erotismo, per una sessualità anche estrema, desiderio di provare ed esperire ciò che non si conosce ma di cui si è intimamente tentati.

Si, certamente, tutte queste componenti, come tante altre, sono ben presenti.

Ma è come se io sentissi il desiderio di mettere “alla prova” il mio sentimento per Chiara e il suo per me. Come se io volessi trovare conferma dei miei sentimenti per lei. Costringere la mia “naturale” gelosia a misurarsi con situazioni “limite” in cui Chiara poteva fare sesso con altri uomini, godere lei stessa e farli godere, e, al tempo stesso, essere sempre e solo “con me”.  La gelosia, il senso del possesso, il desiderio di esclusività nei confronti della persona che ami si compie e si realizza nella forza del rapporto, basato su una totale complicità, intesa, fiducia.  Tanto è forte che può resistere  ad ogni esperienza trasgressiva, oggetto di desiderio,anche come sfida a se stessi. E si può cercare di vivere l’eros nel modo più “libero”.

Se avessi una amica, come si dice oggi una “tromba mica”, con cui mi diverto a fare del buon sesso libero e giocoso, non mi importerebbe nulla di fare giochi “trasgressivi”. Si, potrei farli, ma mi lascerebbero indifferenti. Potrei volerla vedere scopare con altri uomini, fare dello scambismo, ecc… ma non mi darebbe alcuna particolare sensazione. Sarebbero meri giochi a sfondo sessuale. Più o meno piacevoli quanto si vuole, ma nulla di più.

Con Chiara, con la persona che ami è tutto diverso, totalmente. Si vive e si prova un coinvolgimento totale, sconvolgente. Le più forti e devastanti sensazioni.

Di tutto questo me ne resi conto quando ci fu l’incontro di Chiara con R., il suo collega di lavoro.  Dopo il nostro primo incontro a Londra, io e Chiara riuscimmo a vederci un’altra volta per trascorrere due giornate insieme, a distanza di pochi giorni, l’una dall’altra. Il tempo per il sesso, tanto sesso. Troppo il desiderio di approfondire la conoscenza dei nostri corpi, troppa la voglia di mettere in pratica desideri e fantasie a lungo reciprocamente confessate nelle interminabili telefonate, mail, conversazioni via chat.

E Chiara aveva fretta di provare, di sperimentare. E l’incontro con R. rappresentava, oltre che altre molte cose, anche l’occasione di comprendere cosa significasse Chiara per me. Mi resi conto di seguire, fin dall’inizio, il suo “gioco di seduzione” con R. con un crescendo di ansia e di angoscia. Non solo la curiosità, l’eccitazione per ciò che stava facendo, ma molto di più Qualcosa di profondo che mi scuoteva intensamente.  Ricordo benissimo quei giorni. Chiara mi raccontava tutto. Quando si vedevano, le loro chiacchierate, il gioco degli sguardi, gli sms che si scambiavano.  Cresceva la sua curiosità, il suo entusiasmo per un “gioco” nuovo, la sua libertà di poterlo condividere e pianificarlo con me. E al tempo stesso crescevano le mie paure, i miei dubbi, la mia ansia.  Cominciavo a rendermi conto che non era più meramente un “gioco sessuale” e che Chiara non era semplicemente una bella ragazza con cui potermi divertire. Vivevo il crescendo di quell’avventura con R. con un dolore e un tormento che aumentava sempre di più. Ero scosso dalla gelosia e, al tempo stesso, non volevo fare nulla per fermarla. Perché tanto soffrivo ma altrettanto mi eccitavo.  Non c’era alcun “tradimento” inteso nel senso classico. Condividevamo tutto. E per la prima volta ci rendevamo conto di quanto fosse forte la nostra complicità. E,a quel punto, dovevamo metterla alla prova. Dovevamo verificare quanto fosse forte la nostra intesa, il nostro desiderio di avventurarci in un percorso rischioso, dai confini incerti e non definiti, ma torbidamente intrigante.

Ma ancora non ero arrivato a comprendere fino in fondo cosa provassi per Chiara. O almeno, non volevo riconoscerlo a me stesso. Nemmeno quando Chiara mi raccontò, per filo e per segno, i loro primi baci dopo aver preso un drink in un bar. I loro primi abbracci, con i corpi avvinghiati e le mani che si muovevano dappertutto. Me ne resi conto definitivamente la sera in cui Chiara andò a casa di R.   All’eccitazione, alla tensione dei giorni precedenti, si sostituì un dolore infinito. Penso di aver trascorso una delle notti più terribili della mia vita. Con mille pensieri contrastanti dentro di me. E la sensazione di non riuscire a sopportare tutto quel dolore. Solo quando il giorno dopo, ricordo che era una domenica pomeriggio, riuscii a parlare con Chiara, tutto mi fu evidente. Sentire la sua voce, confessarci tutto quello che avevamo provato e quello che sentivamo dentro di noi e ciascuno nei confronti dell’altro, mi fece comprendere che ero ormai innamorato di Chiara. 

L’unica cosa che ancora non sapevo è che mi sarei… follemente innamorato di lei.


This is the end …

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Ho appena scritto il  titolo di questo post e penso che non è male chiudere con un titolo che ricorda i Doors…

Per oltre due mesi ho sperato che qualcosa potesse cambiare, che la decisione di Chiara non fosse definitiva. E’ difficile perdere la persona che si ama. E’ difficile rassegnarsi all’idea che non ci sarà più, che non farà più parte della tua vita, che non sarai più nei suoi pensieri, nei suoi desideri. Al “tutto pieno”, fatto di parole, pensieri, sguardi, complicità, condivisione di tutti i problemi, si sostituisce il “tutto vuoto”.  Ed è un “vuoto” quasi insostenibile.

Ma, seppur dolorosamente, mi sono reso conto che il rapporto è ormai definitivamente terminato ed escludo possa esserci una diversa soluzione.  Questa è la realtà e posso solo accettarla. E prima comincerò a farlo e meglio sarà.

A questo punto non credo che abbia senso che questo blog continui ad esistere. Era nato proprio per raccontare una storia speciale, quella di Luca e Chiara. Certo, solo una parte della loro storia, quella esibizionistica, quella dei desideri e delle fantasie da realizzare nella più totale complicità. Ed era nato per essere scritto a quattro mani.

Ora non so cosa farò. Troppi pensieri nella mia testa, troppa ansia che riesco a governare con estrema fatica, troppo il vuoto dentro di me. Quindi, non so se scriverò ancora, se sentirò la necessità di riflettere ancora su questo intimo diario.

Di certo continuerò a scrivere. Troppo importante per me continuare a farlo. E se non sarà qui, sarà altrove. Un altro diario, un’altra vita.

..We never died, we were never borne ! …



Dalla parte di Chiara….

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Non lo so mica se ho voglia di scrivere questo post…sono giorni che ci penso, a volte sento di volerlo fare, altre molto meno…Penso che rasenta il volermi giustificare, cosa che non credo di dover fare, davanti a voi che ci leggete….

E’ finita. E’ finita per davvero.

Vorrei in questo post rispondere a molte delle domande che avete tirato in ballo, cerchero’ di farlo. Restando fedele a Luca sappiate da subito che niente di quello che sto per scrivere e’ cosa nuova per lui. Tutto detto e ridetto, sentito e risentito, alcune cose quasi fino allo sfinimento, alla noia.

Non e’ mai stato facile stare con Luca, non e’ mai stato facile far quadrare il cerchio un po’ troppo affollato della mia vita…certi periodi ci riuscivo meglio, mi sdoppiavo meglio, certi altri era piu’ difficile. La mia vita vera e’ andata a rotoli in questi due anni con Luca, perche’ io una traditrice incallita non lo sono mai stata. Perche’ come e’ stato detto in varie occasioni, amare Luca voleva dire non amare altro. Non sto affibbiando responsabilita’, magari la mia vita vera sarebbe andata a rotoli comunque anche senza di Luca, magari ci avrebbe messo piu’ tempo ma si sarebbe disfatta lo stesso. E’ irrilevante ormai. Ho amato Luca? Si, l’ho amato, non saprei dire se si trattasse di un amore canonico, ammesso che questo esista, ma sicuramente e’ stato amore.

Due anni sono lunghi, le cose sono iniziate in un modo, si sono evolute in un altro e poi, come molti hanno sostenuto, un cambiamento, un punto della situazione va fatto altrimenti la storia si accartoccia su se stessa. O almeno cosi vedo le cose io. Non sono tipa da girare mille volte intorno all’isolato, ci giro una, ci giro due, ci giro 100, poi se quell’isolato mi piace decido che una casa su quella strada magari potrei comprarla.

Vi sembrera’ strano – figuratevi a me – ma Luca e’ venuto da me una sola volta, nel gennaio del 2011, la prima volta. In tutti i seguenti incontri da febbraio 2011 a luglio 2012 sono sempre andata io da lui, con una regolarita’ da molti di voi ritenuta folle, e folle lo era, con delle scuse a casa che piu’ inverosimili non potevano essere, correndo dei rischi stratosferici, per me, per la mia famiglia, tutte le volte, tutte le volte in cui ci siamo visti. A lungo andare questo incide sul rapporto. Perche’ e’ vero che io sono irruente, e’ vero che io sono un fiume in piena, e’ vero che io sono pragmatica, e’ vero che ad ogni problema trovo una soluzione, ma e’ anche vero che lo stesso standard lo pretendo da chi dice di amarmi e di amarmi alla follia come Luca. Non entro nel merito delle motivazioni di Luca sulla sua impossibilita’ a venirmi a trovare, non voglio generare polemiche che Luca ha sentito in tutte le forme in questi due anni. Mi limito a dire che ad un certo punto anche la piu’ cieca innamorata come me si trova costretta a guardare in faccia la realta’.

Ho desiderato una vita con Luca. Ho immaginato una vita con Luca. Non ho trovato nessuna fessura alla sua porta. Solo una chiusura. Una chiusura che ha fatto si che io non mi spingessi con la fantasia ad immaginare, concretamente, come avremmo potuto risolvere le immancabili mille difficolta’ che una vita insieme ci avrebbe prospettato. I figli, dove vivere, il lavoro. Non ci ho mai pensato. Infantile forse ma finche’ la fessura restava chiusa non aveva senso per me pensarci. Botte piena e moglie ubriaca. Moglie coetanea a casa e amante trentenne, giovane, bella, innamorata, porca, sperimentatrice, sulla porta dello studio ogni 5 settimane senza dover batter ciglio. Lo biasimereste? Forse no. E forse in fondo, nonostante la durezza delle mie parole in questo momento, non lo biasimo nemmeno io. Finche’ ce n’e’, prendiamocelo.

E’ stato a quel punto che mi sono allontanata. Avevo bisogno di mettere una distanza emotiva tra quello che sentivo per lui e quello che lui mi offriva. Ho cercato altro. A sua insaputa. Non tanto perche’ desiderassi un uomo nuovo, in fondo con Luca avrei potuto scopare con tutti gli uomini che volevo, era il nostro gioco, ma volevo allontanarmi dalle mie emozioni.  Ma Luca ha avuto dei sentori e ha scoperto tutto. Pensavo tra noi fosse finita, pensavo non mi avrebbe piu’ voluta, invece un uomo innamorato perdona. Forse senza chiedersi troppo – aggiungo io oggi – che cosa ci fosse dietro quel mio tentativo di trovare un altro uomo.

Ma, col senno del poi, il danno era fatto, qualcosa dentro di me era cambiato ed era cambiato per sempre.

Io non potro’ mai dire che con Luca non sia stata bene, tra le sue braccia raggiungevo apici di perfezione, e forse paradossalmente e’ proprio per questo che ci ho messo tanto a staccarmi una volta capito che la casa in quell’isolato lui non l’avrebbe mai manco guardata. E’ stata una cosa improvvisa? No, ovviamente no, a luglio volevo chiudere tra noi, volevo stare meno bene con lui, mi sarebbe bastato un segnale e avrei chiuso. Invece sono stata bene, come sempre, e nuovamente ho rimandato una decisione che pero’ sapevo gia’ avrei preso. Non l’ho voluto sentire per tutto il periodo di ferie, non volevo dipendere nuovamente, come l’estate scorsa, dalla sua disponibilita’, non volevo sentirmi patetica con un cellulare attaccato alla mano ad aspettare una mail tra una rada ed un’altra e a struggermi nel frattempo.

E in quel mese mi sono allontanata. In quel mese ho capito che non ero piu’ disposta a girare a vuoto. Che meritavo di piu’, di piu’ di un amante a vita. Volevo essere felice, ed esserlo pienamente. E con Luca questo non sarebbe stato possibile…


Chiusura

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Si, ora si può davvero chiudere.

Anche Chiara è intervenuta.

Fin dall’inizio avevamo deciso insieme che gli aspetti personali e intimi delle nostre vite sarebbero rimasti fuori dal blog.  Ben consapevoli che tale scelta avrebbe comportato difficoltà di comprensione e possibilità di equivoci.  Ma così avevamo deciso.

Ora Chiara ha scritto ciò che ha ritenuto di dover dire. E va bene così.

Io scelgo di mantenere fede a quell’accordo. Ciò che ho da dire lo comunicherò a lei personalmente, così come è sempre stato tra noi. 

Ora cala il sipario. E che resti il silenzio.

Buona vita a tutti. Sopratutto a Chiara, che se lo merita.

E buona vita a tutti i lettori e commentatori.

Ora riprendo a .. cantare…

Ah, come ti inganni
se pensi che gli anni
non han da finire
è breve il gioire ….
I sani gli infermi
i bravi, gli inermi
è un sogno la vita
che par si gradita…

Vorrei tornare indietro
per rivedere il passato
per comprendere meglio
quello che abbiamo perduto.
Viviamo in un mondo orribile…
siamo in cerca
di un’ esistenza…. 

(F.B., Passacaglia)


2012 in review

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The WordPress.com stats helper monkeys prepared a 2012 annual report for this blog.

Here’s an excerpt:

About 55,000 tourists visit Liechtenstein every year. This blog was viewed about 170,000 times in 2012. If it were Liechtenstein, it would take about 3 years for that many people to see it. Your blog had more visits than a small country in Europe!

Click here to see the complete report.


P.S.

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Preferirei, davvero, che nessuno inviasse alcun altro commento.
Nè io nè Chiara scriveremo più alcun post.
Sto anche pensando, e Chiara lo sa, di cancellare tutto il diario. Devo decidere se farlo e, anche, capire come si fa.
Se qualcuno vuole scrivermi, per qualsiasi motivo, può contattarmi a questo indizizzo: gio23456@hotmail.it


penso e ripenso…

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Di una cosa sono certo.  Che Chiara non scriverà più su questo blog.  So che lo legge, fino ad ora. Non so se continuerà a farlo.

Sono giornate difficili per me. Di dolore, di ansia, di angoscia profonda. Grande confusione nella mia testa. Assoluto senso di vuoto. Devo ricominciare, anche dalle piccole cose.

Pensavo di chiudere anche il blog. Per qualche attimo ho pensato anche di cancellare qualsiasi “traccia” di Chiara.  Anche foto (ormai centinaia), i video. Cancellare tutte le mail (migliaia…).

Ci ho pensato e ripensato. Non farò nulla di tutto questo. Almeno non ora.

Voglio vedere se riesco continuare a scrivere questo mio personale diario.

Avviso subito i lettori interessati alle esperienze “trasgressive” mie e di Chiara. Non ce ne saranno più.  Possono quindi evitare di tornare qui.

Tra l’altro, gli accessi e le visite, in questi mesi, erano cresciute in modo esponenziale.

Se questo diario continuerà, scenderà ( e forse è meglio) a frequentazioni limitate.

Diverse persone mi hanno scritto, inviandomi mail con parole di sincero conforto.

Non annullano il dolore, ma confesso che aiutano. A riflettere, a pensare.

Le parole possono diventare una mano calda che ti accarezza il cuore, un sorriso che ti rincuora, un abbraccio che ti conforta.

Un lettore mi ha scritto esortandomi a vivere fino in fondo questo dolore, ad assaporarlo, per trarne fonte di ulteriore conoscenza di me. Una lettrice mi ha invitato a continuare a scrivere, con parole toccanti e sincere.

Forse si, voglio bermelo tutto questo dolore.

Continuare a scrivere come personale terapia di uscita da questa mia situazione di lacerante difficoltà.  Non so se servirà a qualcosa.  Di certo, almeno, non mi costerà nulla !!!

Lo stesso lettore, sopra citato, mi ha chiesto, formulando una sua prudenziale ipotesi, se la rottura del nostro rapporto non fosse dovuta ad un eccesso di giochi “trasgressivi”, e ciò con particolare riferimento ai giochi “a distanza”.

Purtroppo non è così. E sottolineo il “purtroppo”. Se fosse così, i problemi sarebbero facilmente risolvibili. La componente erotico-sessuale nel mio rapporto con Chiara ha certo avuto un peso ed una rilevanza molto importante. Ma i problemi non sono nati lì.

Tutto ciò che abbiamo esperito nel campo sessuale (sia le esperienze più riuscite, sia le meno) non ci ha mai allontanato. Non ha mai costituito un vero problema tra noi, anzi.

Il sesso e le esperienze vissute contano, eccome. E di questo tornerò a scrivere.

Ma ora mi preme altro.  Capire, ricostruire, come e quando mi sono reso conto di essere innamorato di Chiara. Sembra una domanda banale, ma non lo è. Per me, ovviamente.

E che io sia stato (e ancora lo sono fortemente..) innamorato di Chiara, è una delle poche cose certe che ho ben chiare in questo momento di totale confusione della mia vita.

Banale il riscontro.  Non potrei stare così male al pensiero di perdere una semplice compagna di “giochi sessuali”.  Ciò che ora mi manca di Chiara è…. Chiara !

Non mi mancano la sua bocca, il suo corpo, le sue mani, la sua incontenibile voglia di piacere, di darlo e riceverlo, la sua forza passionale.  Certo, se ci penso avverto il dolore di non poter più vivere certe sensazioni con lei.

Ma ciò che più mi manca ora ed è ciò che mi devasta…. È Chiara, la persona che ho conosciuto e che ho imparato ad amare, sempre di più.

Mi devasta il pensiero di non essere più nella sua vita e di  non avere lei nella mia.

Mi distrugge l’idea di non averla e sentirla accanto a me.

Mi sconvolge il pensiero di non rivedere i suoi occhi….

Ecco, è da qui che devo ricominciare a scrivere.

Da come il nostro rapporto, nato da desideri, fantasie, curiosità quasi esclusivamente di carattere sessuale, abbia potuto trasformarsi in una semplice, umanissima ma splendidamente intensa storia d’amore.

La mia storia d’amore con Chiara.

Ecco, ripartirò da lì.


sperando che non diventi un …. funerale…

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Sto scherzando, ovviamente.

Il fatto è che ho tanta voglia di sorridere, di stare bene… mi basterebbe trovare e provare solo un poco di serenità.

Devo confessare che non mi aspettavo tanti commenti di conforto. Tante riflessioni intelligenti e acute. Tanta sincerità. Anche in chi mi ha scritto privatamente.

Mi attendevo  (non tutti, ovviamente) commenti aspri e sarcastici. Anche offese. Del tipo…”te la sei cercata.. cosa pretendevi… non era certo amore… ecc…”.

Invece mi ritrovo a ringraziarvi per ciò che mi avete scritto.  Il dolore e l’angoscia restano, ma i vostri commenti mi aiutano, comunque. A riflettere, a pensare, anche a sentirmi meno solo.

Io e Chiara ci stiamo sentendo. Ci scriviamo. Tutto così difficile e non posso né riesco a parlarne qui. Faccio già fatica a scrivere mentre le lacrime solcano le mie guance.

Posso almeno parlarne con un mio caro amico, al corrente di tutta la situazione e che ha ben conosciuto Chiara. Utile e caldo conforto.

Rivedo le foto di Chiara, i nostri video. Rileggo le prima pagine di questo diario.  Ci sono anche le tante infinite mail che ci siamo inviati, ma  quelle non riesco a rileggerle. Non ora.

So di farmi male così facendo, ma è più forte di me.  E’ come se volessi che Chiara non uscisse da me. E’ folle, lo so. Ma io credo di essere un po’ un folle amante.

Tutto il nostro rapporto è nato in modo folle, irrazionale, imprevedibile.  E pretendere ora una lucida razionalità è assurdo. Arriverà anche quella, ma tutto a suo tempo.

Basta pensare a come ci siamo conosciuti.  Chiara che casualmente arriva la mio (vecchio) blog. Lo legge, lo divora. Non ne è sconvolta. E’ incuriosita, intrigata. Vuole leggere tutto, capire.  Si eccita anche, leggendolo. Ciò che legge scuote dentro di lei qualcosa che era stato rimosso, ma che era rimasto latente.

L’invio da parte sua di una mail “disperata”… (anzi, non era una mail, allora su splinder si potevano inviare messaggi privati). Una dichiarazione di insoddisfazione, ma solo uno sfogo da parte sua. Nulla di più.  Un breve scambio di messaggi. Poi più nulla. Ben un anno dopo Chiara mi scrive nuovamente. Poche righe piene di malessere, di frustrazione.  Io che casualmente (caso o necessità ?…) ritorno a leggere il vecchio blog, da tempo chiuso.   Le rispondo. Cerco solo di capire cosa sta vivendo. E da quel momento, dalla sua risposta dopo alcuni giorni ha avuto inizio questa nostra straordinaria storia.

Non voglio ripetere ciò che è stato scritto e narrato dall’inizio del blog.  Sto ripercorrendo dentro di me tutto questo, perché credo possa servirmi.  

E da allora, nel volgere di poco tempo, abbiamo intensificato il nostro rapporto. Il passaggio su messenger, le mail, le telefonate ….  Ricordo l’emozione della nostra prima chattata in messenger,  protrattasi fino a tarda notte.   Voglia di conoscersi, di parlarsi, di raccontarsi… e quel filo sottile di desiderio che si ingrossava sempre di più. L’irruenza, la determinazione, la curiosità di Chiara (alcune delle sue caratteristiche che più amo) si alternavano al bisogno di dolcezza e di tenerezza. Di comprensione (altri aspetti che ho sempre adorato in lei). E tante contraddizioni del suo essere.  Credo di essere stato attratto fin dall’inizio da Chiara proprio dalla complessità del suo essere.  Chiara non è una persona facilmente decifrabile. E non è solo questione di volubilità del carattere.  E’ una persona complessa, articolata. Come se potesse esprimere personalità multiple. A volte in accordo tra loro, altre volte in contrasto. E questo è ciò che la rende estremamente affascinante.  Almeno per me.  Certo a volte non è facile stare con lei. Ti sorprende, ti scuote, ti stimola. La sua energia ti avvolge. Ma può anche “spaventarti”, preoccuparti.  Ho spesso ripetuto a Chiara che stare con lei, vivere i suoi “alti” e “bassi” era come correre sulle montagne russe…

E ne sorridevamo.  E’ per questo che con lei è possibile raggiungere vette altissime e piombare vorticosamente a terra.

Il suo carattere forte e determinato si alterna la suo desiderio di essere guidata, accudita, come una bambina. Sa essere una donna decisa e sicura di sé e, al tempo stesso, rivelare un profondo bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei.  Sa esprimere una volontà dominante e, nello stesso tempo, desiderare di essere dominata, quasi sottomessa. Ma tutto questo non viene vissuto con la tensione di personalità “schizofreniche”… ma come la ricerca di capire la propria più intima natura.

Proprio poco fa ne parlavo al telefono con Chiara. E mi diceva che più si sforzava di capire se stessa e più si ritrovava a non capire dove stesse o volesse andare.

Fin dalle prime chattate in messenger mi sono reso conto di trovarmi di fronte ad una persona speciale. Mi rendevo conto che desideravo approfondire tutto di lei. Non vedevo l’ora di ritrovarla in chat o di leggere una sua mail. Non avevo, all’epoca, alcun secondo fine.  Troppo problematiche le nostre situazioni personali, e poi la distanza che ci separava.  Ero convinto che sarebbe stata una conoscenza “virtuale”. Ma al tempo stesso, non riuscivo a smettere. Stavo bene con lei.  Anche perché nelle nostre chiacchierate al pc, quasi fin dall’inizio, si instaurò un legame anche sotto il profilo “erotico-sensuale”. Era abbastanza naturale che parlassimo tra noi di questioni “sessuali”, visto le modalità con cui ci eravamo conosciuti.

Meno prevedibile era che provassimo fin da quasi subito, tra noi, una certa “attrazione”. Ma sappiamo tutti quali possono essere le dinamiche delle comunicazioni “virtuali”, l’assenza dei filtri della realtà, ecc…

Riuscivamo a godere di noi. C’era gioco, coinvolgimento, complicità. Ma non c’era nulla che potesse assomigliare a qualsiasi forma di amore.

E ricordo la tensione e l’ansia della nostra prima telefonata. La ricordo quasi fosse ora. Il tono della sua voce, l’inflessione. E soprattutto sentirla sorridere… Era solo l’inizio di una serie infinita di telefonate.

Ma pensavo ancora, dopo le prime telefonate, che il nostro rapporto sarebbe rimasto a livello “virtuale”.

Non facevo i conti con Chiara. Con il suo carattere, con la sua determinazione, con la sua irruenza….


Della follia di un incontro

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Non ricordo quando, ma ricordo esattamente che fu Chiara a prendere la decisione che dovevamo vederci.

Fu la prima volta che mi trovai ad essere “travolto” dalla irruenza, dalla determinazione di Chiara. Non che non volessi incontrarla, anzi, ma mi rendevo conto di tutte le difficoltà. La nostra situazione, la distanza, …

Mi sembrava una “follia”, ma quel genere di pazzie che mi sconvolgono e alle quali non so resistere.

A ciò se ne aggiungeva un’altra.  A differenza di quanto normalmente avviene nelle conoscenze in internet, cui è quasi immediato lo scambio di foto o la reciproca visione in cam, noi decidemmo di non fare nulla di tutto questo.  Non so quale fu il preciso motivo. Insieme decidemmo di non scambiarci alcuna foto. Forse era talmente forte l’intesa tra noi, il desiderio di incontrarci, di verificare e provare tutto ciò su cui avevamo fantasticato, che diventava quasi irrilevante l’aspetto fisico di entrambi.  Sapevamo bene che era un rischio.

Sia per me che per Chiara, come per chiunque, l’aspetto fisico ha la sua importanza.  Nella mia vita, l’interesse per una donna è sempre scaturito a seguito di un “gradimento”, secondo i miei gusti, del suo aspetto fisico. Poi certo, questo non basta, ma rappresenta una condizione necessaria.

Questa volta, e per la prima volta, sentivo dentro di me che non era necessario. Era come voler vivere una sorta di scommessa. Verificare se quanto sentivamo con le nostre “teste”, a livello meramente cerebrale, potesse trovare un naturale coronamento nell’incontro reale.  E l’aspetto paradossale era che entrambi eravamo convinti che tutto sarebbe andato bene.

Certo, entrambi avevamo descritto il nostro aspetto fisico, ma le parole e le seppur precise indicazioni contano ben poco. Chiara mi aveva inviato una sola foto dei suoi occhi. Una minuscola striscia orizzontale dalla quale spuntavano due splendidi occhi scuri. Poco, troppo poco, quasi nulla.

Devo confessarlo. Ogni mio dubbio al riguardo veniva fugato dalla determinazione, dalla decisione di Chiara. Chiara era convinta e decisa di fare realmente con me tutto quanto avevamo sognato, immaginato, desiderato in quei mesi di conoscenza virtuale.  E ciò mi sconvolgeva e, al tempo stesso, mi intrigava.

Forse sto ripetendo cose scritte a suo tempo. Non importa. Voglio e devo ripercorrere quanto vissuto. Non mi interessano ora i dettagli, le modalità, ecc… Tutto questo è ben descritto nei post dell’epoca.  Voglio riflettere, voglio capire come e quando mi sono innamorato di Chiara.

Ricordo la partenza di quel giorno di gennaio del 2011. Tanta ansia nei giorni precedenti e fino alla partenza. Poi un senso di pace e serenità durante il viaggio in aereo. Facevo semplicemente ciò che dovevo fare. Certo, avevo naturali dubbi… le piacerò?… mi piacerà?… Pensavo, male che va mi faccio un giro per Londra… Ma era come voler “mettere le mani avanti”. In cuor mio sentivo che tutto sarebbe andato bene.

L’ansia riprese all’arrivo. Lo scambio dei primi sms. Chiara era arrivata, mi aspettava, aveva bevuto del vino bianco per farsi ..”forza”, tanta era la tensione anche per lei. Appena sbarcato ero uscito per fumare una sigaretta e in quel momento la sua telefonata. Chiara era dentro e mi aspettava.  Trascinando il mio trolley e con il cellulare all’orecchio sono rientrato. Scambio di indicazioni per individuare le nostre posizioni. Sentivo il cuore scoppiare dentro di me. E poi la vedo arrivare.  Anche Chiara trascinava un trolley, la sua camminata che mi diventerà così familiare. E poi, finalmente, il suo viso.  E’ bella Chiara, lo è oggettivamente. La forma del viso graziosa, due occhi scuri, grandi e profondi, un sorriso di una bellezza disarmante. Ero senza parole. Speravo, ovviamente, di non trovarmi di fronte (e uso un eufemismo…) ad un “mostro” … e questa eventualità l’avevo pure immaginata, e, pure, avevo immaginato vari modi per “trarmi di impaccio” da una situazione del genere… ma visto che così non è stato, meglio tralasciare…

Saluti di rito, molto imbarazzo, tanti sorrisi ebeti incollati sui nostri visi… E poi il pensiero…Chiara mi piace eccome.. ma io?.. Chiara è giovane, bella, affascinante. Io ho molti più anni di lei, non sono un “modello”.. certo, non sono neppure un vecchio decrepito, sono un tipo giovanile, nello spirito e nel corpo (beh, un po’ di autostima in questi momenti mi ci vuole…), ma.. ma.. ma…  Tutti i dubbi venivano velocemente fugati.

I primi sguardi, i sorrisi, le prime parole che cominciavano a far scemare l’imbarazzo. Il mio braccio appoggiato ai suoi fianchi mentre salivamo sulle scale mobili. Poi in treno è accaduto quello che avevamo immaginato e prefigurato nel corso delle nostre lunghe conversazioni.

Il bacio, la sua bocca, le nostre lingue. E poi la mia mano tra le sue cosce che scopriva tutto il suo desiderio.  Solo in quel momento mi sono reso conto di desiderare “fisicamente” Chiara. Di volere il suo corpo, di prenderlo, di assaggiarlo, di farlo mio. Fino ad allora, avevo “conquistato” la sua testa, preso il suo cervello, occupato i suoi desideri, riempito le sue fantasie, soddisfatto le sue curiosità.  Avevo quasi pensato che ciò potesse bastarmi.  Non immaginavo neppure lontanamente quanto mi fossi sbagliato.

Ma ora avevo Chiara di fronte a me, in carne e ossa.  Quella presunta sensazione di soddisfazione raggiunta grazie ad una totale complicità cerebrale faceva spazio ad un desiderio fisico forte e incontenibile.

Durante il successivo tragitto in metropolitana eravamo seduti uno di fronte all’altro. Non parlavamo, ci guardavamo soltanto. Ma io leggevo il suo pensiero. Era speculare al mio. Chiara provava il mio identico desiderio.  Ed entrambi pensavamo alla follia di quell’incontro, alla sua assoluta unicità. In realtà sapevamo ben poco l’uno dell’altro, o meglio, ciascuno dei due avrebbe potuto inventare qualsiasi cosa (lavoro, situazione personale, ecc…) e, nonostante questo, eravamo lì,  decisi e determinati a trascorrere due giorni insieme, a dormire insieme… La complicità “virtuale” di tutti quei mesi si stava trasformando in una complicità fisica, fatta di sensi, di sguardi, di corpi.  Solo col tempo mi sarei reso conto che già da quel primo incontro io stavo bene con Chiara e la sua presenza, la sua persona mi rendeva felice.

L’uscita dalla metropolitana, il passaggio nella farmacia, la camminata a piedi fino al nostro splendido appartamento. Tutto come da copione concordato. Ma non era certo previsto (anche se era la nostra sincera speranza) che saremmo riusciti ad interpretare quella trama già concordata con la più assoluta naturalezza, e con la piena consapevolezza di ciò che stava per accadere.

E non poteva essere altrimenti. Ripensandoci ora, solo il corpo di Chiara mi era estraneo. Tutto il resto mi era ben noto e mi piaceva, e molto. E la scoperta del suo corpo era stata solo una assai piacevole sorpresa. Vivevo quei momenti come rapito da un inebriante stordimento di tutti i sensi. Credo di essere riuscito ad apparire forte e deciso in quei momenti. Ma certamente non potevo nascondere del tutto quel sottile filo di ansia che mi pervadeva. Anche Chiara appariva decisa e questo mi attirava/sconvolgeva, anche se alcuni suoi sguardi (che poi con il tempo avrei imparato a decifrare bene) tradivano tutto quel ribollire di sensazioni che certamente la attraversavano tutta.

Entravamo in quell’appartamento per fare sesso, il sesso migliore possibile. Ma non per fare l’amore.

Pensavo (pensavamo) non ci dovesse essere spazio per l’amore. Che non era quello che cercavamo e desideravamo.



Della magia di un incontro

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Ripensando al nostro primo incontro è strano come alcune cose siano fisse e lucide nella mia mente e tante altre appaiano confuse. Ma in realtà non c’è nulla di strano in questo. La nostra memoria procede in questo modo. Abbiamo a volte ricordi chiarissimi di fatti avvenuti in tempi lontanissimi e, nello stesso tempo, dimentichiamo fatti ed eventi assai più vicini nel tempo.

Per esempio, ho ricordi vividissimi di tutto il tragitto da noi compiuto dall’incontro in aeroporto fino all’arrivo nell’appartamento.  E’ come se riuscissi a rivedere anche le strade che abbiamo percorso a piedi. E il nostro ingresso nella casa. I primi abbracci, i baci.

E’ scolpita nella mia mente la nostra prima cena, in un modesto ristorante portoghese. I nostri dialoghi, i discorsi fatti. La prima volta che potevamo parlare di tutto guardandoci negli occhi.

E poi il passaggio in un negozietto per comprare alcuni dolcetti e una bottiglia di vino bianco.

Del sesso tra noi ho ricordi a sprazzi. Ne abbiamo fatto molto. In continuazione e senza sosta.

Alcune immagini emergono come fotogrammi stampati di un film.

Rivedo Chiara appena entrati nella camera da letto. Sdraiata, quasi nuda. Io le sfilo il perizoma e le allargo le gambe. La osservo. Completamente nuda davanti a me. E poi mi chino per baciarla lì, in mezzo alle gambe.  Ricordo la stupenda sensazione di accarezzare la sua pelle morbida, vellutata. Soprattutto la schiena. E rivedo la mia mano accarezzare ripetutamente, con dolcezza mista a forza, la sua schiena, muovendosi tra le scapole e scendendo lungo tutto il corpo.

Ricordo il nostro saluto e la decisione di Chiara di restare nell’appartamento, senza accompagnarmi fino alla stazione.

Camminavo per quelle strade di un quartiere che non conoscevo ma che mi era diventato familiare in quelle poche ore e pensavo che forse non avrei più rivisto Chiara.

Che quella follia non fosse in alcun modo ripetibile.

In aereo mi sentivo sereno, leggero.

La consapevolezza di aver vissuto un incontro magico si alternava alla lucida considerazione di tutte le oggettive difficoltà nel voler dar seguito a quel rapporto.

Ma oltre a questo, c’era qualcosa di più.

Non sapevo quali fossero le sensazioni vissute da Chiara.

Si, certamente eravamo stati bene. Ero sicuro di essere piaciuto a Chiara come persona. Nel senso che so di essere una persona gradevole, con cui si può parlare e discutere di qualsiasi cosa. Credo di avere un buon senso dell’ironia e di essere di buona compagnia. Alt. Qui mi fermo. Proprio qualche giorno fa Chiara mi ha detto che ho un elevato tasso di ..autostima…

Ma le ero piaciuto fisicamente? Le sue aspettative erano state soddisfatte o si attendava qualcosa di più? Era stata fino in fondo con me perché ciò rappresentava un “disegno ormai prestabilito” o aveva vissuto tutto con autentico piacere? Considerava quell’esperienza una autentica follia non ripetibile o voleva/desiderava altro?

Queste e mille altre domande affollavano la mia mente.

Ma mi sentivo sereno. Io ero stato solo e semplicemente me stesso.

Quindi non avevo nulla da rimproverarmi.

In un certo senso, il problema non era mio.

Se fossi piaciuto o meno a Chiara era una questione che, in quel momento, riguardava solo lei.

Per me la questione era già risolta. Chiara mi piaceva. Già apprezzavo la sua “testa” e ora potevo esprimere il medesimo positivo giudizio per il suo “corpo”. Non conoscevo ancora il suo “cuore”.

Ma al di là di questo, la considerazione che più mi colpì in quei giorni immediatamente successivi al nostro incontro, era rappresentata dalla consapevolezza di essere stato totalmente e naturalmente me stesso. Non avevo finto di essere altro di quello che sono ed ero.

E questa fu una sorpresa per me, ma credo soprattutto per Chiara.

Non è facile, a parole, spiegare queste sensazioni.

Per mesi, io e Chiara, nel nostro rapporto fino a quel momento “virtuale” avevamo cercato, ovviamente, di “conoscerci” meglio. Ma le nostre vite reali erano sempre rimaste sullo sfondo. Certo, parlavamo di noi, delle nostre vite, di lavoro, famiglie, amici…. Ma ciò che più ci attirava e ci coinvolgeva atteneva quasi esclusivamente alla sfera erotico-sessuale. C’era la incontenibile curiosità di Chiara per tutto ciò che riguardava il sesso, il desiderio forte di vivere esperienze nuove, intense, travolgenti. Di vivere sensazioni non ancora provate. Qualcosa che era rimasto sopito dentro di lei, qualcosa che si era affacciato in un momento lontano della sua vita e che si era bruscamente interrotto. Poi la sua vita ordinaria, gli impegni, le responsabilità, avevano avuto il sopravvento.

Ecco, io rappresentavo per Chiara il richiamo a quella dimensione dei sensi che aveva bisogno di essere risvegliata. Per questo, le nostre conversazioni, al telefono, via mail o in chat, spesso ruotavano intorno alla sfera sessuale. Esprimevamo liberamente tutte le nostre fantasie sessuali, ogni desiderio veniva manifestato senza limiti. Non era solo un “gioco” avente la finalità di provocare una reciproca eccitazione (che peraltro puntualmente si verificava) ma rappresentava qualcosa di più profondo.

Era l’esigenza di cercare di capire noi stessi, i nostri più reconditi desideri. E anche di comprendere quali limiti avevamo e quanto e come eravamo in grado di superarli. E Chiara mostrava un desiderio incontenibile di “essere all’altezza”, di riuscire a lasciarsi andare senza limiti.

Certo, avevano un peso le reciproche insoddisfazioni, sul piano sessuale, delle nostre vite personali. Ma il nostro “percorso” voleva essere autenticamente originale e unico.

E in questo nostro continuo confronto ciascuno dei due spingeva l’altro. Allora, non mi era ancora ben chiaro il desidero, più volte manifestato di Chiara, di voler essere la “più brava”, “la migliore”.

Lo avrei capito in seguito.

Non si trattava, ovviamente, di mere performance sessuali. Ma del desiderio del desiderio, del coinvolgimento cerebrale totale e senza limiti, della capacità di essere in grado di superare ogni barriera, ogni limite comunemente considerato.

Prenderci e devastarci completamente la testa. Questo ci interessava e desideravamo.

Ed era inevitabile tentare di vivere in noi, e nel nostro nascente rapporto, ruoli che ancora dovevano trovare una definizione. Tanto Chiara aveva (e ha) un carattere forte e determinato e tanto desiderava essere dominata e sottomessa. Tanto Chiara voleva essere da me guidata e diretta e tanto, nello stesso tempo, proponeva, spingeva, stimolava.

In quel nostro primo incontro, quei due giorni trascorsi a Londra, non avevamo fatto quasi nulla di tutto ciò che avevamo per mesi immaginato e fantasticato.

Sono ben consapevole delle comprensibili motivazioni. Di fatto eravamo due persone che si incontravano per la prima volta, totalmente sconosciuti, l’uno dall’altro, da un punto di vista “fisico”. Mancava la “confidenza” dei corpi.

E, comunque, i miei timori/perplessità nascevano proprio da questo.

Chiara aveva desiderato/sognato/fantasticato un certo tipo di incontro.

E forse non ero stato “all’altezza” delle sue aspettative. Ma, nello stesso tempo, mi chiedevo… perché ero stato così, perché mi ero comportato in quel modo ?

Rispondeva il mio cuore, non la mia testa. Ero stato me stesso.

Ma non me ne rendevo conto, allora.

Tutti i dubbi e le perplessità (che forse solo ora razionalizzo, stante il tempo trascorso) furono fugati nel volgere di pochi giorni.

Quel folle incontro non sarebbe stato un episodio unico.  Chiara non solo voleva rivedermi, ma aveva già pianificato, con il suo unico e incontenibile entusiasmo, altri incontri per i mesi successivi. Inventandosi di tutto e di più.

E in quei giorni, dopo un certo “disorientamento” iniziale, parlammo molto del nostro primo incontro.

Ma non penso di aver detto a Chiara tutto ciò che avevo provato.  Forse anche perché non mi era totalmente chiaro.

Certamente avevo voglia di rivederla. Di fare nuovamente sesso con lei. Il suo corpo era magicamente accogliente e disponibile. La sua “testa” mi intrigava.

Al suo cuore, e al mio, ancora non pensavo.

 


Della gelosia

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Alcuni giorni fa ho letto sul blog di Kamala, uno dei pochi che seguo, alcuni spunti interessanti sulla gelosia.

Avevo lasciato un breve commento in cui semplicemente scrivevo che il tema gelosia/amore, da sempre uno dei più studiati, è stato oggetto di analisi, di studi nelle più diverse discipline. E’ l’argomento che è alla base di infiniti romanzi e poesie, che ha ispirato il cinema, l’opera, le arti figurative.

Non è certo mia intenzione scrivere qui un breve saggio sull’argomento e non voglio scomodare il buon Sigmund e tutti i suoi innumerevoli discepoli.  Non ne ho le competenze né mi interessa farlo. Solo alcune riflessioni, come sempre, sulla base del mio personale vissuto.

Si passa dall’affermazione “se non c’è gelosia non c’è amore” a “la gelosia uccide l’amore”, dimenticando, spesso le infinite e varie posizioni intermedie.  Certo, non voglio neppure prendere in considerazione le forme di gelosia patologiche, quando la paura di perdere l’altro si trasforma in ossessione che sfocia in comportamenti anche aggressivi o persecutori. Ciò porta, inevitabilmente alla fine di un rapporto.

Banalmente si potrebbe dire che “un po’ di gelosia è normale, troppa è una malattia”. Però quando sia poca o troppa non è facile definirlo.

Certamente contano le influenze culturali, i retaggi, le consuetudini, le influenze religiose. Ma credo che il senso di possesso, che è alla base anche della gelosia, abbia delle componenti innate.  Chi ha avuto figli  si sarà ben reso conto di quanto sia immediata e spontanea l’affermazione… “è mio…” rivolta ad oggetti, cose, persone…

Io penso di avere un senso del possesso abbastanza radicato. Nei confronti delle “cose” che mi interessano, nei confronti delle persone che ritengo importanti,  amici cari, persone care. Non c’è nulla di “materiale” in questo. Al contrario, è il desiderio assolutamente “spirituale” di essere in contatto con oggetti cui do particolare importanza, così come essere in rapporto speciale con le persone cui tengo in modo particolare.

E penso che l’istinto di possesso sia una delle componenti che stanno alla base delle gelosia. Ve ne sono altre, ovviamente. La paura di perdere la persona amata, di essere lasciati, un senso di insicurezza personale, di inadeguatezza, debole stima di sé e/o scarsa fiducia nei confronti del proprio partner, timore del confronto con terze persone, ecc…

Non so se esistono o siano esistite società o comunità dove non esistesse la gelosia. Certamente ci saranno studi antropologici sull’argomento.  Ma non è questa la sede per approfondire questo argomento.

Delle persone che ho amato sono sempre stato geloso.  Dopo decenni di cambiamenti dei costumi, di presunte o più o meno realizzate rivoluzioni sessuali, dichiararsi, oggi, gelosi, appare a volte quasi “retrogrado”.  Anche se resto convinto che tutti coloro che dichiarano (razionalmente e a freddo) di non essere gelosi non sono per nulla immuni da tale sentimento.

Certo, a chi ha letto e seguito questo blog e la storia del mio rapporto con Chiara, può apparire strano che  io affermi di essere geloso. Eppure è così. E anche di Chiara ero e sono geloso.  Lo sono nella misura in cui voglio e desidero l’esclusività dei suoi sentimenti. Lo sono nella misura in cui non potevo (né potrei) sopportare l’idea che fosse innamorata di un altro. Lo sono nella misura in cui voglio che la nostra complicità e intesa sia unica ed esclusiva. Che la sua felicità ( e anche la mia) potesse essere raggiunta solo nell’essere insieme, solo noi.

Conosco bene le comprensibili obiezioni. Come puoi dichiarati geloso nei confronti di una persona cui hai consentito di fare sesso con altri uomini ? E anche incontrandoli da sola.

Ed è questo il punto. Chiara con gli altri uomini ha sempre fatto solo del sesso. Nessun coinvolgimento affettivo o sentimentale. Non lo avrei potuto sopportare.  E’ inutile chiedermi come possa consentire che la persona che amo possa fare sesso con altri uomini. E’ il tema di fondo cui da tempo cerco di dare una risposta. Ed era anche l’argomento del mio vecchio blog.  E non c’è una univoca risposta razionale.

Anche se devo precisare che ciò che ho vissuto con Chiara non si è mai automaticamente verificato nei miei rapporti con altre donne cui sono stato molto legato.  Ma il mio rapporto con Chiara è nato in modo del tutto particolare, come ben sa chi ci legge da tempo.

Voglia di trasgressione, di assecondare libido e desideri, aspirazione a mettersi alla prova, a superare limiti e convenzioni, piacere esibizionistico e di esibire, ricerca del sesso per il sesso in sé, curiosità per le forme più spinte di erotismo, per una sessualità anche estrema, desiderio di provare ed esperire ciò che non si conosce ma di cui si è intimamente tentati.

Si, certamente, tutte queste componenti, come tante altre, sono ben presenti.

Ma è come se io sentissi il desiderio di mettere “alla prova” il mio sentimento per Chiara e il suo per me. Come se io volessi trovare conferma dei miei sentimenti per lei. Costringere la mia “naturale” gelosia a misurarsi con situazioni “limite” in cui Chiara poteva fare sesso con altri uomini, godere lei stessa e farli godere, e, al tempo stesso, essere sempre e solo “con me”.  La gelosia, il senso del possesso, il desiderio di esclusività nei confronti della persona che ami si compie e si realizza nella forza del rapporto, basato su una totale complicità, intesa, fiducia.  Tanto è forte che può resistere  ad ogni esperienza trasgressiva, oggetto di desiderio,anche come sfida a se stessi. E si può cercare di vivere l’eros nel modo più “libero”.

Se avessi una amica, come si dice oggi una “tromba mica”, con cui mi diverto a fare del buon sesso libero e giocoso, non mi importerebbe nulla di fare giochi “trasgressivi”. Si, potrei farli, ma mi lascerebbero indifferenti. Potrei volerla vedere scopare con altri uomini, fare dello scambismo, ecc… ma non mi darebbe alcuna particolare sensazione. Sarebbero meri giochi a sfondo sessuale. Più o meno piacevoli quanto si vuole, ma nulla di più.

Con Chiara, con la persona che ami è tutto diverso, totalmente. Si vive e si prova un coinvolgimento totale, sconvolgente. Le più forti e devastanti sensazioni.

Di tutto questo me ne resi conto quando ci fu l’incontro di Chiara con R., il suo collega di lavoro.  Dopo il nostro primo incontro a Londra, io e Chiara riuscimmo a vederci un’altra volta per trascorrere due giornate insieme, a distanza di pochi giorni, l’una dall’altra. Il tempo per il sesso, tanto sesso. Troppo il desiderio di approfondire la conoscenza dei nostri corpi, troppa la voglia di mettere in pratica desideri e fantasie a lungo reciprocamente confessate nelle interminabili telefonate, mail, conversazioni via chat.

E Chiara aveva fretta di provare, di sperimentare. E l’incontro con R. rappresentava, oltre che altre molte cose, anche l’occasione di comprendere cosa significasse Chiara per me. Mi resi conto di seguire, fin dall’inizio, il suo “gioco di seduzione” con R. con un crescendo di ansia e di angoscia. Non solo la curiosità, l’eccitazione per ciò che stava facendo, ma molto di più Qualcosa di profondo che mi scuoteva intensamente.  Ricordo benissimo quei giorni. Chiara mi raccontava tutto. Quando si vedevano, le loro chiacchierate, il gioco degli sguardi, gli sms che si scambiavano.  Cresceva la sua curiosità, il suo entusiasmo per un “gioco” nuovo, la sua libertà di poterlo condividere e pianificarlo con me. E al tempo stesso crescevano le mie paure, i miei dubbi, la mia ansia.  Cominciavo a rendermi conto che non era più meramente un “gioco sessuale” e che Chiara non era semplicemente una bella ragazza con cui potermi divertire. Vivevo il crescendo di quell’avventura con R. con un dolore e un tormento che aumentava sempre di più. Ero scosso dalla gelosia e, al tempo stesso, non volevo fare nulla per fermarla. Perché tanto soffrivo ma altrettanto mi eccitavo.  Non c’era alcun “tradimento” inteso nel senso classico. Condividevamo tutto. E per la prima volta ci rendevamo conto di quanto fosse forte la nostra complicità. E,a quel punto, dovevamo metterla alla prova. Dovevamo verificare quanto fosse forte la nostra intesa, il nostro desiderio di avventurarci in un percorso rischioso, dai confini incerti e non definiti, ma torbidamente intrigante.

Ma ancora non ero arrivato a comprendere fino in fondo cosa provassi per Chiara. O almeno, non volevo riconoscerlo a me stesso. Nemmeno quando Chiara mi raccontò, per filo e per segno, i loro primi baci dopo aver preso un drink in un bar. I loro primi abbracci, con i corpi avvinghiati e le mani che si muovevano dappertutto. Me ne resi conto definitivamente la sera in cui Chiara andò a casa di R.   All’eccitazione, alla tensione dei giorni precedenti, si sostituì un dolore infinito. Penso di aver trascorso una delle notti più terribili della mia vita. Con mille pensieri contrastanti dentro di me. E la sensazione di non riuscire a sopportare tutto quel dolore. Solo quando il giorno dopo, ricordo che era una domenica pomeriggio, riuscii a parlare con Chiara, tutto mi fu evidente. Sentire la sua voce, confessarci tutto quello che avevamo provato e quello che sentivamo dentro di noi e ciascuno nei confronti dell’altro, mi fece comprendere che ero ormai innamorato di Chiara. 

L’unica cosa che ancora non sapevo è che mi sarei… follemente innamorato di lei.


This is the end …

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Ho appena scritto il  titolo di questo post e penso che non è male chiudere con un titolo che ricorda i Doors…

Per oltre due mesi ho sperato che qualcosa potesse cambiare, che la decisione di Chiara non fosse definitiva. E’ difficile perdere la persona che si ama. E’ difficile rassegnarsi all’idea che non ci sarà più, che non farà più parte della tua vita, che non sarai più nei suoi pensieri, nei suoi desideri. Al “tutto pieno”, fatto di parole, pensieri, sguardi, complicità, condivisione di tutti i problemi, si sostituisce il “tutto vuoto”.  Ed è un “vuoto” quasi insostenibile.

Ma, seppur dolorosamente, mi sono reso conto che il rapporto è ormai definitivamente terminato ed escludo possa esserci una diversa soluzione.  Questa è la realtà e posso solo accettarla. E prima comincerò a farlo e meglio sarà.

A questo punto non credo che abbia senso che questo blog continui ad esistere. Era nato proprio per raccontare una storia speciale, quella di Luca e Chiara. Certo, solo una parte della loro storia, quella esibizionistica, quella dei desideri e delle fantasie da realizzare nella più totale complicità. Ed era nato per essere scritto a quattro mani.

Ora non so cosa farò. Troppi pensieri nella mia testa, troppa ansia che riesco a governare con estrema fatica, troppo il vuoto dentro di me. Quindi, non so se scriverò ancora, se sentirò la necessità di riflettere ancora su questo intimo diario.

Di certo continuerò a scrivere. Troppo importante per me continuare a farlo. E se non sarà qui, sarà altrove. Un altro diario, un’altra vita.

..We never died, we were never borne ! …


Dalla parte di Chiara….

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Non lo so mica se ho voglia di scrivere questo post…sono giorni che ci penso, a volte sento di volerlo fare, altre molto meno…Penso che rasenta il volermi giustificare, cosa che non credo di dover fare, davanti a voi che ci leggete….

E’ finita. E’ finita per davvero.

Vorrei in questo post rispondere a molte delle domande che avete tirato in ballo, cerchero’ di farlo. Restando fedele a Luca sappiate da subito che niente di quello che sto per scrivere e’ cosa nuova per lui. Tutto detto e ridetto, sentito e risentito, alcune cose quasi fino allo sfinimento, alla noia.

Non e’ mai stato facile stare con Luca, non e’ mai stato facile far quadrare il cerchio un po’ troppo affollato della mia vita…certi periodi ci riuscivo meglio, mi sdoppiavo meglio, certi altri era piu’ difficile. La mia vita vera e’ andata a rotoli in questi due anni con Luca, perche’ io una traditrice incallita non lo sono mai stata. Perche’ come e’ stato detto in varie occasioni, amare Luca voleva dire non amare altro. Non sto affibbiando responsabilita’, magari la mia vita vera sarebbe andata a rotoli comunque anche senza di Luca, magari ci avrebbe messo piu’ tempo ma si sarebbe disfatta lo stesso. E’ irrilevante ormai. Ho amato Luca? Si, l’ho amato, non saprei dire se si trattasse di un amore canonico, ammesso che questo esista, ma sicuramente e’ stato amore.

Due anni sono lunghi, le cose sono iniziate in un modo, si sono evolute in un altro e poi, come molti hanno sostenuto, un cambiamento, un punto della situazione va fatto altrimenti la storia si accartoccia su se stessa. O almeno cosi vedo le cose io. Non sono tipa da girare mille volte intorno all’isolato, ci giro una, ci giro due, ci giro 100, poi se quell’isolato mi piace decido che una casa su quella strada magari potrei comprarla.

Vi sembrera’ strano – figuratevi a me – ma Luca e’ venuto da me una sola volta, nel gennaio del 2011, la prima volta. In tutti i seguenti incontri da febbraio 2011 a luglio 2012 sono sempre andata io da lui, con una regolarita’ da molti di voi ritenuta folle, e folle lo era, con delle scuse a casa che piu’ inverosimili non potevano essere, correndo dei rischi stratosferici, per me, per la mia famiglia, tutte le volte, tutte le volte in cui ci siamo visti. A lungo andare questo incide sul rapporto. Perche’ e’ vero che io sono irruente, e’ vero che io sono un fiume in piena, e’ vero che io sono pragmatica, e’ vero che ad ogni problema trovo una soluzione, ma e’ anche vero che lo stesso standard lo pretendo da chi dice di amarmi e di amarmi alla follia come Luca. Non entro nel merito delle motivazioni di Luca sulla sua impossibilita’ a venirmi a trovare, non voglio generare polemiche che Luca ha sentito in tutte le forme in questi due anni. Mi limito a dire che ad un certo punto anche la piu’ cieca innamorata come me si trova costretta a guardare in faccia la realta’.

Ho desiderato una vita con Luca. Ho immaginato una vita con Luca. Non ho trovato nessuna fessura alla sua porta. Solo una chiusura. Una chiusura che ha fatto si che io non mi spingessi con la fantasia ad immaginare, concretamente, come avremmo potuto risolvere le immancabili mille difficolta’ che una vita insieme ci avrebbe prospettato. I figli, dove vivere, il lavoro. Non ci ho mai pensato. Infantile forse ma finche’ la fessura restava chiusa non aveva senso per me pensarci. Botte piena e moglie ubriaca. Moglie coetanea a casa e amante trentenne, giovane, bella, innamorata, porca, sperimentatrice, sulla porta dello studio ogni 5 settimane senza dover batter ciglio. Lo biasimereste? Forse no. E forse in fondo, nonostante la durezza delle mie parole in questo momento, non lo biasimo nemmeno io. Finche’ ce n’e’, prendiamocelo.

E’ stato a quel punto che mi sono allontanata. Avevo bisogno di mettere una distanza emotiva tra quello che sentivo per lui e quello che lui mi offriva. Ho cercato altro. A sua insaputa. Non tanto perche’ desiderassi un uomo nuovo, in fondo con Luca avrei potuto scopare con tutti gli uomini che volevo, era il nostro gioco, ma volevo allontanarmi dalle mie emozioni.  Ma Luca ha avuto dei sentori e ha scoperto tutto. Pensavo tra noi fosse finita, pensavo non mi avrebbe piu’ voluta, invece un uomo innamorato perdona. Forse senza chiedersi troppo – aggiungo io oggi – che cosa ci fosse dietro quel mio tentativo di trovare un altro uomo.

Ma, col senno del poi, il danno era fatto, qualcosa dentro di me era cambiato ed era cambiato per sempre.

Io non potro’ mai dire che con Luca non sia stata bene, tra le sue braccia raggiungevo apici di perfezione, e forse paradossalmente e’ proprio per questo che ci ho messo tanto a staccarmi una volta capito che la casa in quell’isolato lui non l’avrebbe mai manco guardata. E’ stata una cosa improvvisa? No, ovviamente no, a luglio volevo chiudere tra noi, volevo stare meno bene con lui, mi sarebbe bastato un segnale e avrei chiuso. Invece sono stata bene, come sempre, e nuovamente ho rimandato una decisione che pero’ sapevo gia’ avrei preso. Non l’ho voluto sentire per tutto il periodo di ferie, non volevo dipendere nuovamente, come l’estate scorsa, dalla sua disponibilita’, non volevo sentirmi patetica con un cellulare attaccato alla mano ad aspettare una mail tra una rada ed un’altra e a struggermi nel frattempo.

E in quel mese mi sono allontanata. In quel mese ho capito che non ero piu’ disposta a girare a vuoto. Che meritavo di piu’, di piu’ di un amante a vita. Volevo essere felice, ed esserlo pienamente. E con Luca questo non sarebbe stato possibile…


Chiusura

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Si, ora si può davvero chiudere.

Anche Chiara è intervenuta.

Fin dall’inizio avevamo deciso insieme che gli aspetti personali e intimi delle nostre vite sarebbero rimasti fuori dal blog.  Ben consapevoli che tale scelta avrebbe comportato difficoltà di comprensione e possibilità di equivoci.  Ma così avevamo deciso.

Ora Chiara ha scritto ciò che ha ritenuto di dover dire. E va bene così.

Io scelgo di mantenere fede a quell’accordo. Ciò che ho da dire lo comunicherò a lei personalmente, così come è sempre stato tra noi. 

Ora cala il sipario. E che resti il silenzio.

Buona vita a tutti. Sopratutto a Chiara, che se lo merita.

E buona vita a tutti i lettori e commentatori.

Ora riprendo a .. cantare…

Ah, come ti inganni
se pensi che gli anni
non han da finire
è breve il gioire ….
I sani gli infermi
i bravi, gli inermi
è un sogno la vita
che par si gradita…

Vorrei tornare indietro
per rivedere il passato
per comprendere meglio
quello che abbiamo perduto.
Viviamo in un mondo orribile…
siamo in cerca
di un’ esistenza…. 

(F.B., Passacaglia)


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